Il 20 settembre è appena trascorso. È una data fondamentale per l’Italia perché con la breccia di Porta Pia si dissolve lo Stato della Chiesa e l’Italia pone la sua capitale a Roma. Ma la stessa data può essere decisiva anche nella storia dei commerci mondiali, e quindi dell’equilibrio del pianeta, perché proprio in quel giorno verrà inaugurata una rotta artica che consentirà di trasportare le merci riducendo, in alcuni casi, addirittura di due terzi gli attuali tempi di percorrenza.
Questa nuova linea, nota come la Rotta del Mare del Nord, collegherà quattro porti dell’Europa occidentale con quelli cinesi, attraversando i mari russi, dove l’impero del dragone ha già rafforzato la sua presenza nel porto di Arkhangelsk, sul Mar Bianco. Non a caso nell’ultima relazione dei nostri Servizi al Parlamento si legge che “nell’Artico, … Mosca ha già accettato alcuni sconfinamenti cinesi nei propri domini di interesse esclusivo”. Queste nuove dinamiche realisticamente nel medio periodo rischiano di fare perdere centralità al Mediterraneo, che attualmente è uno dei mari di libero scambio più estesi del pianeta. I porti italiani potranno subire in prospettiva cali significativi.
Di fonte a tale prevedibile eventualità, fin da ora occorrerebbe progettare azioni tendenti a diversificare il traffico e le funzioni dei porti, integrandoli in un sistema logistico competitivo e puntando sulla sostenibilità e l’innovazione in modo da riorientare verso nuovi mercati emergenti, in collaborazione con gli altri porti europei del Mediterraneo. Infatti, le tendenze del traffico marittimo potrebbero compromettere il futuro dell’economia dei paesi dell’Unione. Pochi giorni fa, a Strasburgo Ursula von der Leyen ha detto chiaramente che si profila “uno scontro per un nuovo ordine mondiale basato sul potere”.
E in questo scenario, il mondo Artico può essere decisivo nello scacchiere internazionale. In tale quadro si inseriscono l’incontro tra i leader di Russia e Stati Uniti che si è tenuto significativamente ad Anchorage in Alaska e le precedenti dichiarazioni di Donald Trump sulla Groenlandia. Con ogni probabilità sono destinate a fare parlare molto di sé le rotte marittime dell’Artico che si stanno lentamente profilando grazie allo scioglimento dei ghiacci. E anche questo accenno c’è nella relazione al Parlamento della nostra intelligence riguardo alla quale oggi verrà presentato in anteprima dal titolo, appunto, “Intelligence” edito da Treccani nell’ambito della XXI edizione del festival “Lector in fabula”.
Le rotte artiche oggi percorribili sono al momento due: quella che passa davanti le coste del Canada e dell’Alaska e quella che attraversa i mari prospicienti la Russia. Sono tragitti che, rispetto a quelli solitamente solcati, non solo assicurerebbero un considerevole risparmio di tempo e carburante, ma soprattutto eviterebbero l’attraversamento del Canale di Suez e dello Stretto di Malacca, caratterizzati da una certa instabilità. C’è però da dire che tra le due rotte che si vanno delineando nei mari del Nord, l’unica che inizia a diventare più agevolmente percorribile è quella di fronte alle coste russe.
La gestione del relativo tracciato marittimo fa capo ad un organismo governativo russo, l’Amministrazione generale della rotta marittima settentrionale, che è sotto il controllo del Servizio di sicurezza federale. Come si vede i Servizi non possono non essere in prima linea nella battaglia per l’Artico, dove interessi politici, economici e criminali si intrecciano progressivamente. Pertanto, tra le varie questioni che la nuova definizione dell’ordine mondiale dovrà necessariamente affrontare, quella dell’Artico non è certamente quella più secondaria.
