La Russa fa bene a querelare Report: libertà di stampa non è libertà di macchiare reputazioni

Nel “Si&No” del Riformista spazio alla decisione del presidente del Senato Ignazio La Russa che ha annunciato di querelare la trasmissione d’inchiesta Report, in onda sulla Rai e condotta da Sigfrido Ranucci, dopo un servizio andato in onda nei giorni scorsi. Favorevole alla querela il direttore del Riformista Andrea Ruggieri, secondo cui la “libertà di stampa non è libertà di macchiare reputazioni degli avversari”. Contrario invece il giornalista ed ex senatore Sandro Ruotolo, responsabile Informazione Pd. La querela “è un danno alla libertà d’informazione tutelata dalla nostra Costituzione“, il suo pensiero.

Qui il commento di Andrea Ruggieri:

Il Presidente del Senato può benissimo querelare Report per la puntata che gli ha dedicato. Non significa intimidire nessuno o provocare necessariamente condanne di un giornalista, ma fare un check della veridicità (e ormai, sempre più spesso, nemmeno di quella, perché basta la verosimiglianza ahimè, se sei di una certa parrocchia) di quel che ha scritto a danno di chi si sente danneggiato. Io non sono uno di quelli che si sente minacciato da querele. Né credo che avere la schiena dritta significhi necessariamente essere ostili a prescindere. Quanto alla critica per cui La Russa si è fatto rivolgere, un po’ goffamente, va detto, le domande di Report da un collaboratore evitando il contraddittorio, citofonare Giuseppe Conte, che con le dirette Facebook ha gestito (male) una pandemia, senza generare alcuna indignazione in certi giornalisti. E complimenti: evidentemente la trasmissione, così severa, ha dato prima, a La Russa, le domande che gli avrebbe fatto. Quanta inflessibilità, eh?

Comunque, giudizio da spettatore, ho visto una ridda di allusioni, accostamenti equivoci, affreschi per sentito dire fatti da signori nessuno che non corroborano quel che dicono, catene di ‘de relato’ su morti o con fonte originaria morta, pettegolezzi di qualche pentito finiti in qualche rapporto e talmente ridicoli da essere snobbati persino dai pubblici ministeri.
E’ il metodo bocciato in tutte le aule dei tribunali d’Italia, e che rivive indisturbato alla Rai, che -noto- continua a sopportare supinamente un metodo travolto da fatti e sentenze (alla faccia del rinnovamento aziendale); un genere quasi letterario, per andare oltre La Russa e Report, di cui ho visto tante plastiche rappresentazioni (ultima, quella dell’inchiesta decantata da Report stesso, ma non solo, ‘Mensa dei Poveri’, dove gli imputati che erano stati venduti a tutta Italia come Toto Riina, sono stati assolti perché’ il fatto non sussiste). Sempre tutto ben confezionato, suggestivo, allusivo come si deve, ma bocciato dalla verità.

Vi prego, non mi si tiri fuori la panzana dei giornalisti indomiti, della libertà di stampa e del diritto della gente a sapere. Perché in realtà a certi giornalisti frega nulla di informare la gente: prima macchiano, poi -querelati- alcuni non invocano manco il diritto di cronaca di cui si dicono difensori e interpreti. Invocano il diritto di satira. I giornalisti. Capito? Il diritto di satira… Perché non hanno nemmeno il coraggio di ammettere che gli interessa solo di difendere il proprio ‘ius sputtanandi’ come potere di condizionamento della politica, di cui si fa parte, ma non apertamente perché ci si avvolge nel velo ipocrita dell’informazione (deformante e fuorviante, ovvio); perché’ cosi vale tutto e si può accostare fatti singolarmente neutri suggerendo però uno scontato nesso negativo tra l’uno e l’altro, salvo negarlo assolutamente quando si è chiamati a risponderne. Se davvero gli interessasse di informare i cittadini, e torno a Report, perché non fare puntate di onestà, che aggiornino milioni di persone cui si è fatto credere che Banca Etruria era davvero una inchiesta seria, come Tempa Rossa, la Trattativa Stato-Mafia, i processi Ruby, Eni, o quello sulla Mensa dei Poveri? Perché non aggiornare la gente “che ha diritto di sapere” dicendo: “Ce ne siamo occupati a lungo, ricordate? Bene, erano tutte cavolate, non tenetene conto. Sono stati tutti assolti. Ma noi dovevamo a voi una notizia, e a loro delle scuse, ed eccole entrambe qui”.

Libertà di stampa, verità e civiltà convivrebbero.
Dopo di che, La Russa non esce da sotto un cavolo, ieri. Fa politica da decenni. Però solo oggi si fanno inchieste rispolverando informative vecchie e talmente vacue da essere state snobbate persino dai Pm più protagonisti e mitomani d’Italia. Come mai?
Come mai dopo aver attaccato Santanchè col copia incolla di atti di una procura che perde tutti i processi cui da avvio con una grancassa mediatica (come se avesse scoperto Al Capone), ci si dimentica di dare notizia del fatto che la stessa procura di Milano ha fatto marcia indietro sul fallimento di Visibilia, gestita da Santanchè? Dai: l’unica causa che servono alcune trasmissioni è il protagonismo di qualche conduttore che vuol essere arbitro delle altrui reputazioni. Per ora, nessuno fa niente.