La Siria è ancora una polveriera. Al-Sharaa si trova nel difficilissimo compito di dare stabilità ad un Paese distrutto da tredici anni di guerra civile, frammentato e lacerato da conflitti tra diversi gruppi etnici e religiosi che lottano per una loro autonomia rispetto al governo centrale, così come fanno i curdi alleati degli Stati Uniti, a est e a nordest, in conflitto con la Turchia che ha il controllo del nordovest del paese con i suoi proxy arabi-sunniti-turcomanni. A loro volta gli alawiti a ovest, eterodiretti dall’Iran, e i drusi a sud, sostenuti da Israele, chiedono l’autonomia amministrativa.

Intanto lunedì si è formata una nuova milizia drusa nella provincia di Süweidâ, mentre il leader della fazione più intransigente, Hikmat al-Hijri, nemico giurato di Sharaa, ha ufficialmente chiesto la separazione da Damasco del governatorato. La tensione è ancora alta nel sud della Siria, nei governatorati di Quneitra, di Daraa e di Süweidâ, dopo i feroci scontri tra i clan sunniti beduini legati all’amministrazione di al-Sharaa e le milizie druse sostenute da Gerusalemme, mentre Damasco non riesce a riaffermare il controllo sulla zona dopo le recenti violenze settarie. Il nuovo gruppo druso, che si autodefinisce “Guardia Nazionale”, ha annunciato la sua costituzione in un post su Facebook nel quale si elencano diverse fazioni locali che hanno accettato di unirsi, in particolare quella molto numerosa degli “Uomini della Dignità”. Il leader religioso al-Hijri ha invitato la comunità internazionale a sostenere la dichiarazione sulla costituzione di una “regione separata per una protezione permanente”, citando il “barbaro attacco” a cui la comunità drusa è sottoposta dalle milizie vicine al presidente siriano.

Hijri è una delle tre figure religiose di spicco della comunità drusa a detenere il titolo di Sheikh al-Aql, un tempo alleato del regime di Bashar al-Assad. Gli Uomini della Dignità, la fazione armata più importante di Süweidâ, sono emersi nel 2013 e non hanno alcuna affiliazione né con il regime assadiano né con i ribelli. I drusi sono intorno ai 700 mila in Siria, pari a circa il 3% della popolazione. La loro religione è una derivazione dell’Islam sciita e sono considerati apostati dai jihadisti sunniti radicali come al-Qaeda e lo Stato Islamico, base ideologica e militare di Hayat Tahrir al-Sham, la formazione jihadista di Sharaa, alias al-Jolani, che ha cacciato via Assad da Damasco. Il governo siriano ha deciso di “rinviare il processo elettorale” nella provincia di Süweidâ, così come in quelle settentrionali di Raqqa e Hasakah sotto il controllo curdo, adducendo preoccupazioni per la sicurezza. Le prime elezioni parlamentari in Siria dalla caduta di Assad sono previste per settembre. Nel frattempo, si registra un’escalation delle azioni militari israeliane nella regione a sud di Damasco. Secondo il governo centrale, Israele avrebbe inviato decine di truppe per conquistare una parte del territorio siriano nei pressi del Monte Hermon che segna il confine tra Siria e Libano, alle sue pendici meridionali nelle alture del Golan, già sotto il controllo israeliano. L’Osservatorio siriano per i diritti umani con sede a Londra ha riferito che le forze israeliane hanno istituito delle postazioni nel villaggio di Rakhlah, a soli 20 chilometri da Damasco, confiscando armi in tutta la Siria meridionale durante la notte di lunedì.

Israele opera in alcune zone della Siria vicine alle alture del Golan da dicembre, affermando che l’accordo di confine del 1974 è diventato nullo dopo la caduta di Assad. Sia Israele che la Siria hanno interessi di sopravvivenza in un accordo sulla sicurezza. Sharaa chiede il riconoscimento internazionale per il suo nuovo governo e un consistente afflusso di aiuti per ricostruire il Paese devastato dalla guerra civile. Lo Stato ebraico vuole smilitarizzare la Siria meridionale per impedire il consolidamento delle forze islamiste del governo di Damasco e il dispiegamento di armi strategiche che potrebbero interferire con il corridoio aereo che i suoi caccia attualmente utilizzano per mantenere l’Iran nel mirino. Un’importante fonte diplomatica israeliana ha avvertito che l’asse guidato da Teheran, che dal 1982 con Hezbollah ha minacciato l’esistenza di Israele, ora potrebbe essere sostituito da una coalizione sunnita guidata dai Fratelli Musulmani, che si estende dal Qatar, passando per Damasco, fino ad Ankara.

Intanto gli Stati Uniti lavorano per un accordo sulla sicurezza dei confini e di de-escalation tra Israele e Siria. I recenti colloqui tra alti funzionari israeliani e siriani proseguono sotto la mediazione di Tom Barrack, inviato speciale Usa in Siria che spera di organizzare uno storico incontro trilaterale a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a settembre, con la partecipazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e del presidente siriano Ahmed al-Sharaa.