La violenza giovanile è un problema complesso: è espressione di una crisi di sistema ed è necessario affrontarla attraverso un approccio olistico

La risoluzione dei problemi è un processo cognitivo che ci permette di affrontare sfide, superare ostacoli e adattarci all’ambiente che ci circonda. Abilità essenziale per la sopravvivenza, la crescita personale, lo sviluppo e l’evoluzione della società. Un problema è semplice quando prevede un’unica e facile soluzione, è complesso se coinvolge, invece, numerosi fattori interconnessi, il cui impatto è difficile da prevedere e gestire.

I cambiamenti delle norme socio-culturali e delle credenze religiose, le sfide come l’uguaglianza di genere, la giustizia sociale, la sostenibilità ambientale e così via sono problemi complessi. E problemi complessi richiedono soluzioni complesse e multifattoriali che siano equilibrate, basate su dati e approfondimento, aperte al dibattito e al miglioramento continuo.

Le società umane non sono esenti dall’effetto Regina Rossa e devono, quindi, continuamente adattarsi e progredire per mantenere lo stesso livello di benessere o stabilità confrontandosi con problemi via via più complessi. Una società che smette di cambiare e migliorare perché risponde con soluzioni semplici a problemi complessi, regredisce a una fase precedente, torna indietro.

E la violenza giovanile è un problema complesso. Considerarla, ad esempio, come sola espressione di un disturbo mentale trattabile con una cura psicofarmacologica o un ricovero in psichiatria equivarrebbe a una soluzione troppo semplice, una “medicalizzazione della società” indotta dallo stigma che fallacemente collega la violenza ai disturbi mentali. Si trascurerebbe il ruolo ben più significativo di altri fattori quali l’abuso di sostanze e l’ambiente socio-economico ottenendo il drammatico risultato di svestire la cura psichiatrica di ogni valore terapeutico assegnandole, pericolosamente, la valenza di custodia.

Nella maggior parte dei casi, infatti, i giovani che diventano violenti provengono da contesti familiari disfunzionali o violenti a loro volta, hanno scarse risorse economiche e nessun lavoro, accesso limitato all’istruzione e alle opportunità educative ma illimitato e diffuso ai social e a contenuti aggressivi che normalizzano la violenza come mezzo per risolvere i conflitti o essere accettati dal gruppo dei pari.

La violenza giovanile, in quanto fenomeno complesso, è espressione di una crisi di sistema ed è necessario affrontarla attraverso un approccio olistico. Sebbene l’inasprimento delle pene e la custodia possano essere una risposta immediata e in alcuni casi necessaria, è essenziale intraprendere e sostenere tutta un’altra serie di azioni che rivestono un ruolo cruciale nella prevenzione e nella risoluzione di questo fenomeno.

È nodale investire nella prevenzione della violenza giovanile attraverso programmi educativi che integrino le competenze emotive, l’educazione sociale e dei sentimenti nei curriculum scolastici per sviluppare abilità di comunicazione, risoluzione dei conflitti e gestione delle emozioni. Ed è imprescindibile assicurare sostegno familiare, accesso a servizi di salute mentale e programmi di riabilitazione e coinvolgere la comunità nel supporto dei giovani a rischio per favorire un ambiente più sicuro e sano per tutti.

Sono richieste azioni politiche e culturali capaci di promuovere in modo prioritario il benessere dei giovani e di garantire loro opportunità di crescita, sviluppo e felicità. Questo è un compito che coinvolge la società nel suo complesso. Investimenti, qualità e accessibilità dell’istruzione, promozione della salute psico-fisica, rimozione dello stigma associato ai disturbi mentali, creazione di opportunità di lavoro, partecipazione attiva alla vita civica, accesso alle arti, alla cultura e alle attività ricreative sono interventi che non solo migliorano la qualità di vita dei giovani, ma contribuiscono a costruire una società più florida e resiliente.

Il vero contrasto alla violenza giovanile è un lungo percorso che inizia quando un paese ambisce a diventare il luogo migliore dove poter nascere e crescere, fornendo a ciascuno fin dalla primissima infanzia le risorse necessarie a sviluppare il proprio pieno potenziale e a diventare un cittadino responsabile e soddisfatto. Il benessere dei giovani è un investimento nel futuro.

La loro violenza, invece, è spia di un malessere collettivo che indica, come la Regina Rossa ad Alice, che è il momento di correre più che si può, per restare al passo con gli incessanti cambiamenti del mondo e affrontarli senza restare indietro o venirne travolti. Punire non basta. Pericoloso illudere o illudersi del contrario.