L’agonia dell’ucraina Marta Maria a Ischia, la caduta nel dirupo e l’sos ignorato dal compagno russo che attaccava famiglia: “Morite”

Per quasi una intera giornata avrebbe chiesto aiuto al compagno, inviando messaggi e provando a telefonargli. Lei, Marta Maria Ohryzko, 33enne di nazionalità ucraina (originaria di Leopoli), è morta dopo un’agonia prolungata, resa ancor più atroce dall’indifferenza dell’uomo, un cittadino russo. E’ accaduto a Ischia, nel comune di Barano, dove domenica mattina, 14 luglio, la donna è stata ritrovata cadavere in un dirupo a Ischia. Stando a quanto emerso nelle indagini, la donna era caduta in quella scarpata il giorno precedente. Quarant’otto ore dopo, in seguito alle indagini della procura di Napoli, Ilia Batrakov, 41anni, è stato fermato dai carabinieri con l’accusa di maltrattamenti.

Donna ucraina morta a Ischia, compagno segnala scomparsa ma ignora sos

Raccapricciante quanto ricostruito dagli inquirenti della sezione “Fasce deboli” della Procura guidata da Nicola Gratteri. La coppia, che stava insieme da almeno 5 anni, viveva in un roulotte poco distante dal dirupo dove la donna è precipitata in via Terone Vatoliere. Sul corpo della 33enne sono state trovate lesioni riconducibili sia alla caduta ma anche a percosse precedenti.

Percosse che subiva regolarmente dal compagno russo, tanto che più volte è dovuta ricorrere alle cure dei sanitari del pronto soccorso dell’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno. Compagno russo ha segnalato la scomparsa della donna alle forze dell’ordine solo il giorno dopo le richieste di aiuto arrivate sul suo cellulare. Ai carabinieri aveva spiegato che Marta Maria si era allontanata, “ubriaca, dalla loro casa, percorrendo la stretta stradina che porta al dirupo.

Donna morta, russo contro famiglia ucraina: “Devono morire”

Dalle indagini, carabinieri e procura hanno riscontrato lo stato di soggezione in cui viveva la donna, più volte maltrattata dal 41enne e minacciata anche con coltelli. Donna isolata dalla sua famiglia perché – stando al racconto della sorella- si trattava di “ucraini di merda che devono morire”. In un episodio relativo a due anni fa l’uomo aveva bruciato i vestiti della vittima facendola poi cadere di proposito su un fuoco acceso: circostanza che aveva procurato alla donna ustioni di secondo grado al gluteo, all’addome e alle braccia. Episodi mai denunciati dalla donna.

 

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