«L’archivio storico dell’Ilva di Bagnoli? Mettiamolo nell’ex aula bunker di piazza Neghelli». Da varie associazioni dell’area flegrea arriva la proposta per non disperdere il patrimonio di informazioni e storie, quattro chilometri di vite, volti, progetti che riguardano la più grande fabbrica di Napoli, un archivio ritenuto di «notevole valore storico». L’Ilva è lo stabilimento siderurgico di Bagnoli nato per sfruttare i benefici della legge speciale per Napoli del 1904. Entrò in produzione nel 1910 dando lavoro a 1.200 operai e fu dimesso nel 1992, demolito nel 1994. in attesa di recupero e riqualificazione. Un’attesa infinita, che ancora dura. L’archivio dell’Ilva è un patrimonio considerevole di informazioni, circa 10mila pezzi archivistici.
Attualmente è conservato all’interno di un capannone di 1.700 metri quadrati in via Coroglio, capannone che però dovrà essere destinato ad altri utilizzi. Per questo motivo le diverse associazioni attive sul territorio (Associazione mai più amianto, Associazione Borgo Coroglio, Arci Cavalleggeri, Associazione Sviluppo e Giustizia sociale, Associazione Obiettivo 1, Associazione Napoli club Bagnoli, Asd Nuje Chist Simme) hanno deciso di promuovere una petizione da inviare al sindaco Gaetano Manfredi, proponendo di ospitare il corposo archivio nei locali dell’ex aula bunker di piazza Neghelli che negli anni Ottanta ospitò numerosi processi di camorra. A settembre è previsto un presidio all’esterno dell’aula bunker proprio per lanciare la petizione e raccogliere le firme di adesione da allegare alla proposta.
L’obiettivo è conservare un patrimonio della storia di Napoli. Una memoria lunga quattro chilemtri e decine e decine di anni, di vite, di progetti. I progetti sono nei centinaia di fascicoli da recuperare, le vite sono quelle degli operai che per decenni hanno lavorato nel centro siderurgico, la più grande fabbrica che la città abbia mai avuto. Un patrimonio di documenti da salvare per consentirne la memoria e lo studio. Tempo fa la Soprintendenza archivistica e bibliografica della Campania aveva prescritto a Fintecna e a Invitalia di mettere in sicurezza i locali e procedere a una catalogazione dei documenti. I locali dove attualmente c’è l’archivio sono stati interessati da infiltrazioni d’acqua e umidità che rappresentano una minaccia per la buona tenuta di tutto quel materiale. In autunno si prevede che la gran mole di carte lasci il capannone di via Coroglio . Di qui la mobilitazione delle associazioni. Appuntamento a settembre.
