L’artista olandese Riet Wijnen dedica la sua mostra milanese alla filosofa Silvia Federici

 A 50 anni dalla nascita dell’International Feminist Collective, l’artista olandese Riet Wijnen dedica una mostra alla NY Wages for Housework Campaign con la sua prima personale italiana, presentata da Kunstverein Milano. Il progetto, in cui Wijnen indaga la portata storico-sociale del concetto di “astrazione”, fa parte del ciclo di opere intitolato Sixteen Conversations on Abstraction, in corso dal 2015, e mette in luce il metodo d’indagine dell’artista in relazione alle pratiche e alle idee del femminismo. Il ciclo si articola in sedici conversazioni fittizie tra figure e soggetti appartenenti a campi e momenti storici diversi, sedici opere successive e una scultura tavolo che mettono al centro il concetto di astrazione, di cui l’artista esplora la storia, le lacune discorsive e il potenziale narrativo in diversi ambiti, partendo dal primo modernismo nell’arte e spostandosi poi verso le sue implicazioni in campi come la scienza, la filosofia e l’attivismo.  La mostra, inaugurata a febbraio presso lo spazio espositivo dell’Assab One a Milano, sarà visibile fino al 19 marzo 2022 (mercoledì-venerdì dalle 15:00 alle 19:00 / sabato dalle 15:00 alle 19:00 su appuntamento. Opening: 12.02.2022 dalle ore 16.00 alle 20.00).

Entrando in uno degli spazi espositivi milanesi di Assab One ci si imbatte in Sculpture Sixteen Conversation on Abstraction (2016-incorso): una particolare struttura definita scultura tavolo orizzontale composta da sedici quadrati concentrici di legno scuro. Si tratta di un’opera in divenire, nella quale ognuna delle cornici di legno fa riferimento alle conversazioni del ciclo Sixteen Conversation on Abstraction rappresentandole sotto forma di diagramma. Queste due opere rappresentano il punto focale di Sixteen Conversation on Abstraction (table/table) prima mostra personale in Italia dell’artista Riet Wijnen, nata a Venray, nei Paesi Bassi, nel 1988, a cura di Kunstvere in Milano (Katia Anguelova e Andrea Wiarda).

L’esposizione vuole dare una forma concreta alle sue riflessioni sull’astrazione, esplorandone il potenziale narrativo qui inteso come uno spazio concettuale di ricerca.  Punto di partenza è il ciclo delle sedici conversazioni fittizie nelle quali l’artista pone a confronto svariate figure appartenenti ad ambiti e tempi diversi. Ogni conversazione segue una partitura indipendente strutturando una narrazione diversificata e plurale in cui il termine “astrazione” si diluisce nell’incontro tra ambiti disciplinari differenti. Scrivendo le conversazioni, Wijnen esplora le modalità in cui la finzione diviene uno strumento per configurare nuovi immaginari narrativi. A cominciare dal primo modernismo artistico, la traiettoria del ciclo si sposta gradualmente verso più ampie inclinazioni del concetto di astrazione, passando per scienza, filosofia e attivismo. Se si osserva la scultura diagramma Sculpture Sixteen Conversation on Abstraction (2016-) si notano quattro colori differenti, i personaggi sono rappresentati in rosso, i luoghi in giallo, gli argomenti in verde menta e le parole chiave in blu. L’eterogeneità delle conversazioni si condensa in un grafico astratto. Come dice la stessa artista: “l’apertura e il carattere trasformativo della conversazione la rende il formato adatto a discutere della relazione tra linguaggio e astrazione”.

In particolare in Conversation four: First Person Moving del 2016, uno tra i personaggi del discorso è la filosofa italiana Silvia Federici, figura centrale nella seconda ondata del movimento femminista italiano degli anni Settanta, in dialogo con il filosofo tedesco Thomas Metzinger e con l’associazione artistica Abstration/Creation nata nella Parigi degli anni trenta. Questa conversazione rievoca la presenza dell’archivio sulla campagna femminista Wages for Housework, nata a Padova nel 1972 e proseguita a New York negli anni successivi, all’interno della mostra di Milano. Si tratta della prima esposizione dell’archivio in Italia su gentile concessione dell’associazione londinese MayDay Rooms. Nel 2022, cinquantesimo anniversario della nascita padovana della Campagna per il Salario al Lavoro Domestico, gli spazi di Assab One attivano un confronto vivo con la documentazione relativa a questo movimento storico. I materiali a disposizione comprendono pubblicazioni, poster, volantini, fotografie, ritagli di giornale e documenti originali.

Sempre lavorando con l’archivio di Silvia Federici, nella scultura Bench and Table Sixteen Conversations on Abstraction (2021) Riet Wijnen costruisce un dialogo aperto tra i documenti dell’archivio e il pubblico. L’opera nasce per una commissione pubblica nella città olandese di Leida e si trasforma per la mostra milanese con l’aggiunta da parte dell’artista di un piano di appoggio mobile su misura per ospitare il materiale d’archivio. L’opera diviene quindi allo stesso tempo un tavolo espositivo ed un contenitore, invitando lo spettatore a partecipare alla formazione di un pensiero critico soggettivo. Superando la fruizione istituzionale dell’archivio stesso, mediante un processo pedagogico inedito, Wijnen riattualizza urgenze e questioni socio-culturali riposizionandole nella complessità del presente.

Infine un altro elemento focale della mostra è il tavolo, inteso sia come forma che come contenuto, in cui la geometria lineare diventa supporto di composizioni e processo di conoscenza condivisa dell’archivio. Il tavolo quindi vive in in equilibrio fra il suo essere un oggetto statico e un oggetto di lavoro: all’incrocio di queste due tensioni, dinamicità e staticità, nasce e si sviluppa il tema portante delle ultime ricerche di Wijnen, l’astrazione. L’impossibilità di definire visivamente la non figurazione ha reso necessaria per la ricerca dell’artista creare una forma organizzativa visiva e materiale, un oggetto vivente in divenire. Si potrebbe così sintetizzare con questi presupposti la mostra Sixteen Conversation on Abstraction (table/table), visitabile fino al 19 Marzo 2022.