L’asse Cina-India nuova giostra del mondo, l’Europa ferma a Gaza e alle marmellatine a km zero delle minoranze woke

Russian President Vladimir Putin, from left, Indian Prime Minister Narendra Modi and Chinese President Xi Jinping talk ahead of the Shanghai Cooperation Organization (SCO) summit at the Meijiang Convention and Exhibition Center in Tianjin, China, Monday, Sept. 1, 2025. (Indian Prime Minister's Office via AP) Associated Press/LaPresse

Lo sguardo sul mondo dell’Europa inerme e impotente si perde nella tragedia, reale, di una piccola striscia di terra: Gaza assorbe ogni attenzione mediatica. Mentre il cuore della geopolitica globale è a Tianjin, dove nei giorni scorsi è andato in scena un vertice della SCO, organizzazione che rappresenta il 41% della popolazione mondiale e il 25% del PIL del pianeta. Sono cifre che parlano da sole. E non sono solo numeri.

I numeri di Cina e India

Bastava osservare le immagini del vertice tra Cina e India per comprendere la portata di quanto sta avvenendo. La prossemica dei leader, i sorrisi calibrati, la coreografia della scena hanno sancito una riconciliazione non banale – e forse non temporanea – tra le due potenze, dopo anni di gelo e perfino di scontri armati sui confini himalayani, e malgrado Pechino continui a sostenere il Pakistan, storico nemico di Nuova Delhi. Ma proprio il fatto che oggi Xi e Modi scelgano di mostrarsi come “partner, non rivali”, dice molto della fase storica che stiamo vivendo.

La presenza di Putin

È un fatto nuovo, decisivo, di cui peraltro l’Occidente porta pesanti responsabilità. Perché da anni tutta l’area indo-pacifica chiedeva di non essere lasciata sola nel confronto con Pechino, ma in risposta ha ricevuto prima i balbettii di Obama e Biden e ora gli sciagurati dazi di Trump. Così l’Elefante indiano e le Tigri del Sud-Est asiatico hanno finito per rivolgersi al Dragone. A Tianjin c’era anche un terzo protagonista, Vladimir Putin, che ha sgomitato per apparire al centro della scena e ha ottenuto dal vertice ciò che più gli serviva: uscire definitivamente dall’isolamento, dopo l’accoglienza trionfale che Trump gli aveva già riservato a metà agosto.

La sua presenza accanto a Xi e Modi dimostra al mondo che la Russia non è un paria, anche se il suo ruolo resta secondario. Per Pechino la vera priorità non è Mosca, ma Nuova Delhi. Quanto all’Europa, nel mondo di Xi e Modi non siamo un interlocutore significativo. Anche perché non sappiamo smentire il destino che ci accompagna da secoli: siamo sempre l’inaffidabile epicentro di guerre e crisi armate. Nel Novecento, con due guerre mondiali nate sul nostro suolo; durante la Guerra fredda, con Berlino come frontiera della contesa globale; nei Balcani negli anni Novanta.

La nuova giostra del mondo

E ancora oggi assistiamo attoniti ai conflitti in Ucraina e in Medio Oriente, incapaci di sostenere gli unici presidi della democrazia e della civiltà occidentale che resistono – da soli – a Kyiv e a Gerusalemme. La lezione è chiara. L’asse tra Cina e India, al netto delle diffidenze e delle rivalità storiche, ha già spostato il baricentro del pianeta. Il futuro non si gioca a Gaza, né a Bruxelles, né a Washington: piaccia o no, la giostra del mondo gira lì, tra Pechino e Nuova Delhi. Dovrebbero capirlo i nostri governanti e agire di conseguenza, invece di inseguire le grottesche minoranze wake che in questi giorni agitano le acque dello stagno mediterraneo, con l’obiettivo di consegnare marmellatine a km zero ai due volte sfortunati gazawi. Costretti oggi a sopportare le attenzioni di Greta e di attori di terza fila, dopo aver subito per venti anni le torture di Hamas.