L’Assemblea Parlamentare dell’Unione del Mediterraneo si riunisce in Egitto: migrazione legale, Gaza e desertificazione i primi focus

Ragazzini tirano contenitori d'acqua mentre tornano alle loro capanne da un pozzo nel villaggio di Ntabasi in mezzo a una siccità a Samburu East, in Kenya,

Prenderà il via mercoledì 11 settembre il nuovo incontro dell’Assemblea Parlamentare dell’Unione del Mediterraneo (APUpM). Dopo la Spagna, la presidenza di turno è passata all’Egitto che ha organizzato un’intensa tre giorni a Sharm el-Sheikh. I lavori nell’ultima sessione si erano chiusi con il lancio di un appello congiunto per l’istituzione di rotte migratorie “sicure e legali”, considerate l’unica alternativa concreta ai movimenti irregolari.

Vista la grave carenza di questa possibilità, l’Assemblea aveva chiesto nuove e più forti garanzie per la mobilità e la migrazione legale attraverso meccanismi che promuovano la migrazione “circolare e lavorativa”, come dichiarato nella nota stampa conclusiva dell’evento che si è tenuto alle Canarie e a Malaga. Questo organismo che riunisce i Parlamenti dei 43 Paesi delle due sponde aderenti all’Unione per il Mediterraneo ha voluto adottare una serie di raccomandazioni che includono politiche di integrazione inclusive che rispettino identità culturali e quadri giuridici dei paesi ospitanti, garantendo ai migranti accesso a alloggio, sanità, istruzione e giustizia, assistenza nella lingua madre all’arrivo e facilitazioni per il ricongiungimento familiare.

Temi cogenti in un Mediterraneo che ribolle per la difficile situazione mediorientale e per forte instabilità di paesi importanti come la Libia. In Spagna è stato affrontato anche il tema della guerra in Medioriente per la quale l’Assemblea parlamentare ha evidenziato la necessità di una soluzione a due Stati sottolineando anche una volta come l’incertezza politica, unita alla guerra in Ucraina, stia destabilizzando tutta la regione, aumentando la necessità di protezione internazionale per gli sfollati. La situazione di Gaza sarà particolarmente importante in Egitto, visto anche il ruolo primario che Il Cairo detiene come uno dei principali negoziatori, ascoltato da entrambe le parti.

Anche il clima riveste un ruolo centrale in questi incontri per l’estrema vulnerabilità della zona mediterranea. La desertificazione sta minacciando il continente africano, ma le nuove tecnologie e l’intelligenze artificiale per la gestione idrica possono dare nuove possibilità. Proprio lì emergenza idrica resterà un tema centrale affliggendo 180 milioni di persone in tutto il Mediterraneo, un problema che l’Egitto ha messo in cima alla sua agenda geopolitica.