Se c’è una qualità che va riconosciuta a Vladimir Putin, questa è la coerenza. Lo zar, infatti, non ha mai nascosto la propria insofferenza verso l’Occidente. Sia perché strumentale all’affermazione del suo progetto di ricostruzione della Grande Russia, sia perché è davvero convinto che l’ordine liberale e democratico europeo sia arrivato a un punto di crisi irreversibile. E come ogni orso che si rispetti, fiuta l’odore della preda ferita e vi si lancia con tutta la ferocia possibile.
Lo testimonia l’ultimo attacco lanciato sull’Ucraina, in barba a tutte le promesse di tregua e alla faccia dell’ennesima, irrilevante, indignazione di volenterosi e palazzi brussellesi al seguito. Putin sarà spietato ma non è stupido e sa perfettamente dove, quando e perché lanciare i suoi missili. Persegue la sua tenace strategia di affronto agli obiettivi e ai simboli occidentali e, quando l’accordo sembra possibile, ecco che le armi riprendono a parlare, sempre più violente e chirurgiche. Stupirsi ormai è un puro esercizio da illusionisti che credono che dall’altra parte ci sia un interlocutore che si muove solo per istinto. In tempi non sospetti, prima dell’inizio della guerra, il presidente russo aveva infatti rilasciato una lunga intervista sulla fine, a parer suo, di quell’ordine liberale internazionale di cui la Russia, insieme agli altri membri dei BRICS, è l’antagonista principale, così come con la Cina. Putin vuole un altro ordine mondiale e non ha mai cambiato idea. La coerenza, appunto, che non va dimenticata se si vuole capire davvero.
E allora si spiega così l’attacco mirato al palazzo che ospita il British Council. Che non è un semplice ente culturale, di diffusione della lingua inglese. Questa organizzazione “culturale” ha, infatti, una funzione che nel caso della sua presenza in Ucraina diventa ancora più evidente: è prima di tutto uno strumento di soft power. Esattamente come l’Istituto Confucio cinese (che, non a caso, sta aprendo sedi in tutto il continente), questo ente diventa un avamposto per la diffusione del modello di vita britannico e occidentale nel mondo. Eredità di quella capacità di capillarizzazione coloniale che, in assenza di un dominio territoriale ormai tramontato, conserva ancora una volontà e una capacità di influenza. Poi, nel caso dell’Ucraina, si trasforma in un simbolo, nella bandiera dell’Occidente che non rinuncia a sventolare, a testimoniare un’appartenenza che il popolo ucraino agogna, proprio in funzione antirussa. Curioso che spetti al Paese della Brexit essere caposaldo di europeismo nell’oriente europeo. Ma Putin non è stupido, appunto. E ben sa che colpire un simbolo, a volte, scuote più le coscienze che bombardare i civili.
