Lavoro, stipendi ancora troppo bassi. Calderone: “Sosterremo la produttività e la redistribuzione. La contrattazione territoriale? Un pilastro per le esigenze d’oggi”

La disfatta al referendum e gli ottimi dati sull’occupazione non hanno fermato Maurizio Landini e la sinistra, che guardano ancora al passato e lanciano allarmi sulla precarietà. Ma l’Istat dice tutt’altro: nel primo trimestre 2025, il numero di occupati aumenta di 141mila unità (+0,6%) rispetto al quarto trimestre 2024, con la crescita dei dipendenti a tempo indeterminato (+143 mila, +0,9%) e degli indipendenti (+18 mila, +0,3%); diminuisce inoltre il numero degli inattivi di 15-64 anni (-157 mila, -1,3%). Certo, non è tutto oro quel che luccica: gli stipendi sono ancora troppo bassi rispetto al costo della vita e la produzione industriale torna appena a salire dopo 26 mesi consecutivi di calo. Ma la ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha le idee chiare: bisogna puntare su tassazione agevolata, competenze digitali e sicurezza.

Ministra, il referendum è stato un flop colossale. Se l’aspettava?
«A giudicare dall’analisi del voto dei promotori, anche loro si aspettavano una partecipazione maggiore. Gli italiani hanno dato una risposta chiara a quesiti molto tecnici, di difficile comprensione, da addetti ai lavori. E poi il dibattito ha avuto più un connotato politico che sui temi del lavoro».

Anche perché la crociata contro il Jobs Act guardava al passato ed era un regolamento di conti a sinistra…
«Il lavoro è un argomento che incide sulla vita delle persone. Le politiche del lavoro devono essere coerenti e avere respiro. Strumentalizzare scelte compiute in passato, cambiare direzione senza proporre alternative reali, forse paga nello spazio stretto del confronto politico diretto ma non nel rapporto con i cittadini. Spero che il dibattito interno ai promotori possa essere proficuo per il futuro».

I dati sull’occupazione e sui contratti a tempo indeterminato sono ottimi. Perché Landini&Co gridano alla precarietà?
«Il 90% dei contratti nuovi è a tempo indeterminato. E non lo dico io, ma istituzioni indipendenti. È una realtà positiva, che risponde alle esigenze di un mondo del lavoro che è cambiato in questi anni, anche alla luce della crisi demografica. Le imprese non trovano un lavoratore su due e questo è un costo che, in termini di perdita di valore aggiunto, è stimato in miliardi di euro e nel 2,5% del Pil. Oggi le imprese hanno la necessità di attrarre e trattenere le competenze, perché il turn over è più difficile che mai. Queste dinamiche nuove forse non sono state metabolizzate da chi guarda al passato».

Però c’è un problema di salari troppo bassi. Il taglio del cuneo fiscale non basta…
«Esiste un problema di scarsità di risorse, anche a causa di scelte passate che hanno inciso notevolmente sui conti pubblici. A ogni modo, il taglio del cuneo fiscale, tutto a vantaggio dei lavoratori, ha incentivato sicuramente la crescita dell’occupazione negli ultimi due anni e mezzo. La chiave di volta è il sostegno alla produttività e la redistribuzione dei risultati ottenuti. Anche per questo, da inizio mandato, come governo abbiamo dimezzato la tassazione sui premi nei contratti di produttività e sostenuto la nuova legge sulla partecipazione».

Il Riformista si è speso per la contrattazione territoriale. È favorevole?
«Prima della nomina a ministro, sono stata una consulente del lavoro per 30 anni. Per me la contrattazione territoriale è un pilastro fondamentale per rispondere alle esigenze delle aziende, dei lavoratori e dei territori. È uno strumento che funziona e che ha grandi potenzialità, alla luce di esigenze sempre più specifiche di ogni singola realtà produttiva. La contrattazione è un valore, è la nostra storia e il nostro futuro».

E non dimentichiamo un altro tema fondamentale: la sicurezza. A che punto è il lavoro del ministero dopo l’incontro di maggio con i sindacati?
«Il confronto procede in maniera proficua e su dossier specifici. Abbiamo condiviso con le parti sociali una prima bozza di lavoro per arrivare a un testo di legge al più presto, anche alla luce dei tantissimi interventi che abbiamo approvato in questi due anni e mezzo sulla sicurezza sul lavoro. A volte si tratta di rendere più efficaci norme che già esistono. In altri casi, invece, bisogna creare forme innovative di formazione e prevenzione. Il dialogo va avanti, e devo dire che la disponibilità da parte di tutte le parti sociali è massima».

Se ci fossero le coperture nella prossima manovra, quale misura inserirebbe per dare una nuova svolta al mondo del lavoro?
«Un intervento per il rinnovo dei contratti scaduti da tempo, ampliando la soglia di tassazione agevolata già applicata per i premi di risultato. Punteremo poi sul rafforzamento delle competenze, investendo ancora di più su quelle digitali, indispensabili per affrontare le transizioni che sono in atto nel mondo del lavoro».