La vera e forse unica questione da affrontare adesso è: quanto durerà Ursula von der Leyen? Quella che è stata un’evidente e indiscutibile resa sulla partita dei dazi ha aperto uno scenario certamente inedito ma non del tutto inaspettato. Per chi non é avvezzo allo sport tutto italico del voltare lo sguardo dall’altra parte per raccontarsi storie su realtà immaginarie e di comodo, non è certo una novità che la presidente della Commissione navigasse già da tempo in acque incerte. E non per l’opposizione di conservatori e sovranisti che, in definitiva, hanno sempre fatto il loro mestiere dai banchi dell’opposizione e, a dire il vero, senza neanche troppa acrimonia. Tanto che, grazie al dialogo e a questo credito di “simpatia” la componente di Fratelli d’Italia è riuscita a portare a casa non solo la nomina di un commissario europeo di peso, ma si è anche conquistata uno spazio politico che le consente di uscire dall’angolo della semplice opposizione e di costruire proposte politiche che in qualche modo cercano di avere influenza sulle decisioni del governo continentale.

Il tuono per lo sdegno

È la politica, bellezza, direbbe qualcuno. Si, ma bisogna saperla fare. E, soprattutto occorre saper aspettare. ECR soprattutto ha atteso con pazienza il mutare degli equilibri, più o meno consapevole che prima o poi il momento sarebbe venuto. O forse la dea bendata, per una volta ci ha messo lo zampino e ha creato le condizioni per una decisa virata e ricomposizione delle forze in campo. Il tempo è galantuomo, dunque, ed è proprio la partita dei dazi ad aver rimescolato le carte: oggi a urlare contro la presidente non ci sono più solo gli Orban di turno. A tuonare lo sdegno per il tradimento, a sgolarsi per denunciare la sottomissione agli USA, che sta su tutto e non impegna, e a auspicare quasi la fine anticipata di un’avventura politica sono proprio quei partiti che hanno rimesso Ursula sul suo scranno per il secondo mandato. E fin qui, per quanto paradossale, non si tratta di una seria minaccia benché tutti i detrattori della leader tedesca si sfreghino le mani in attesa di nuovi inediti scenari. Il punto vero, quello che potrà essere il reale e decisivo punto di svolta per la durata della Commissione è il mal di pancia dei Governi.

Sacrifici e dolori

Che in Europa ormai ciascuno vada in ordine sparso non è un fatto che dovrebbe ancora stupire. Non c’è decisione di Bruxelles che non venga ormai smentita o accolta con un’alzata di spalle dalle cancellerie del continente. Ma è quando si tocca il portafoglio che i politici diventano sospettosi e timorosi di perdere il consenso in casa propria. E le imposizioni americane porteranno sacrifici e dolori, lo hanno capito anche i bambini. Andare avanti come se nulla fosse, con una politica fiscale e finanziaria senza prospettive e di rincorsa non è più tollerabile. Trump ha dettato le regole e punto fine. Ma a Berlino, Parigi e persino in casa nostra non si sono celati i malumori. Soprattutto la locomotiva tedesca ha mostrato scontento e preoccupazione. Tutti con lo sguardo ritorto verso i lidi di casa propria.

Poco entusiasmo per questa Europa

Ormai l’entusiasmo verso questa Europa è ai minimi storici. E la “colpa” non è dei cattivi americani. Abbiamo fatto tutto da soli, nella totale imperdonabile leggerezza e incapacità di prevedere che l’Armageddon era dietro l’angolo. Che accadrà ora? Quanto durerà ancora questo sistema di governo europeo? Perché questo è il punto. Quanto ci vorrà per uscire dall’angolo con una proposta davvero realizzabile? Chi si cela dietro alla prudenza e al tempismo fa di nuovo l’operazione dello struzzo e nasconde la testa di fronte a un’evidenza: il mondo nuovo è già qui e la partita dei dazi dimostra ogni giorno che i cambiamenti sono fulminei. Ad aspettare sulla riva del fiume si diventa solo vecchi. Occorre una sola cosa: politica, politica, politica. Non tatticismo e distinguo. Ma siamo pronti? I fatti sembrano dire di no. E i primi a non volerlo capire sono tutti quelli aggrappati ad un europeismo che non esiste più. Ma in questo modo non sarà solo Ursula a non andare lontano.