Le due vite di Peppe e Vincenzo: “Storie napoletane di una ripartenza possibile sempre”

“Quello che mi ha colpito di Vincenzo Imperatore e Peppe De Vincentis è che a modo loro, per un lungo periodo delle loro vite, avevano fatto della spoliazione di beni altrui il loro scopo”. Giovanni Meola, sceneggiatore e regista, ha colto che nelle storie di vita di Vincenzo Imperatore e Peppe De Vincentis c’erano tantissimi punti in comune e che queste storie erano universali. La decisione di cambiare radicalmente la loro vita, di passare dal male al bene andava raccontato.

Così nasce “La conversione”, il documentario scritto e diretto da Meola che vede come protagonisti De Vincentis e Imperatore e le loro storie di vita e di redenzione. Lo fa con la delicatezza e l’eclettismo di chi riesce a spostare la telecamera dal teatro alla strada, senza perdere mai di vista la veracità di fatti ed emozioni. Così il racconto delle storie di Vincenzo e Peppe prende vita rendendoli due personaggi vicini allo spettatore che hanno tanto da insegnare. A partire dai propri errori, che entrambi hanno raccontato attraverso la scrittura dei loro libri.

Peppe era scassinatore, originario dei Quartieri Spagnoli, poi sfrattato in una baraccopoli del quartiere Fuorigrotta, maestro di rapine e contrabbandiere: 30 anni di galera vissuta. Vincenzo era dirigente bancario, poi prima gola profonda del sistema finanziario italiano. In poche parole entrambi sottraevano beni alle persone. “Uno in un modo del tutto illegale, tanto che lo Stato gli ha presentato un conto salatissimo – spiega Meola – L’altro con il paravento di un mondo bancario che si muove, soprattutto da quando c’è stata la privatizzazione delle banche, a cavallo tra il legale e il para legale in una zona grigia che poi ha portato Vincenzo a diventare la prima gola profonda che ha portato questo paese ad avere un tracollo incredibile nel 2008 dalla quale non ci siamo più tanto ripresi”.

Vincenzo, primo laureato della sua famiglia, affamato e voglioso di una scalata sociale perché proveniente da una zona popolare, diventa capo-area di un’importante struttura bancaria, per poi perdersi fra etica negata, bonus, sistema Q48 e bugie, rievocando procedure e indottrinamenti matematico para-malavitosi, fino ad ammettere un patologico desiderio di competizione e supremazia. Nel film entrambi  si abbandonano con purezza e crudele sincerità al racconto di se stessi e dei loro anni bui. Per il primo l’ambizione della mamma, per il secondo il morso della fame li ha spinti a compiere imbrogli, illeciti di varia natura, reati e accumuli di danaro più o meno legale.

Poi c’è stata la conversione, che per entrambi è partita da un guardarsi dentro, da una nausea per quello che si era diventati. E così la scelta di cambiare vita, non senza pagare un conto pesante. Ma per entrambi è valsa la pena. Oggi Peppe è attore e drammaturgo grazie a quei “10 minuti per innamorarmi del teatro” vissuti in carcere. Vincenzo è scrittore e giornalista, un sogno che aveva sin da giovane. Si occupa di temi che riguardano la finanza. Ora è consulente contro gli abusi delle banche che un tempo era il primo a fare.

Vincenzo Imperatore quando nel 2010 ha preso le distanze da quel mondo malato ha iniziato a scrivere tutto quello che vedeva e sentiva e che lo avevano portato in quel vortice di etica negata. “Ho deciso di scrivere non per vendetta ma per bisogno, di raccontare tutto quello che avevo visto, sentito e fatto in quei 23 anni all’interno del sistema bancario”. Così nasce ‘Io so e ne ho le prove’ con Chiarelettere che diventa un caso editoriale. Poi ha scritto altri 2 libri sullo stesso tema e ancora un altro sugli aspetti proattivi della finanza, ‘Soldi gratis’, cosa fare con i nostri risparmi edito da Sperling & Kupfer. Infine ‘Salviamoci’ (Chiarelettere) che affronta tutta la situazione che ciascun cittadino si troverà a vivere dopo la pandemia.

Nel 2013, Peppe scrive l’autobiografia Il Campo del Male (ed. Pironti), nella quale passa dai ricordi dell’adolescenza al battesimo criminale, alla detenzione in una dozzina di carceri (Poggioreale, Sulmona, Brescia, Rebibbia, Secondigliano, Reggio Emilia … inclusi due ex-OPG), tra confessione drammatica, sete di cocaina e ironia. Poi c’è il teatro, la sua grande passione. “I soldi non sono mai serviti, se lo avessi capito allora sarei l’uomo più ricco del mondo”, dice oggi da uomo libero da tutte le sovrastrutture in cui era rimasto intrappolato per anni.

“Napoli è una sorta di termometro dell’Italia intera, i disagi sociali di questa città sono sempre stati quelli avvertiti nel resto del paese – ha spiegato Meola – Vedere oggi un Peppe De Vincentis con quel passato alle spalle scrivere e portare avanti la sua carriera di attore e di amante dell’arte e allo stesso tempo veder una persona che per 25 anni ha fatto del profitto il suo unico dio, capire e scoprire nuovi valori è fortissimo. Non lo so in quante altre città può succedere qualcosa di simile. È importante che due napoletani del genere vengano raccontati”.

La Conversione è già vincitore al RIFF-Rome Independent Film Festival e in selezione ufficiale al Los Angeles Italia Film Festival, è stato ora selezionato al Bardolino Film Festival (il 18 Giugno presso il cinema Corallo) e, subito dopo, al BCT-Benevento Cinema e Televisione. “Il documentario – ha concluso il regista –  racconta di come la scrittura abbia permesso ai due di fare i conti con se stessi e con le loro vite, arrivate ad un bivio ormai insostenibile, mettendo in pratica quel “Re-Start, Ri-Partenza’, che è il tema unificante del festival che prenderà vita sul Lago di Garda tra qualche giorno.”