Legge di bilancio: più spesa che crescita: incentivi fiscali, bonus edilizi e meno tasse per alimentare gli investimenti

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nell’aula del Senato durante la discussione sulla risoluzione relativa al contenuto del Documento programmatico di finanza pubblica 2025, Roma, Mercoledì 24 Settembre 2025 (Foto Roberto Monaldo / LaPresse) Economy minister Giancarlo Giorgetti in the Senate during the debate on the resolution regarding the content of the 2025 Public finance planning document, Rome, Wednesday, September 24, 2025 (Photo by Roberto Monaldo / LaPresse)

Spenderemo più di quanto cresceremo. È questo il primo dato che balza all’occhio con la Manovra, il cui testo arriva oggi in Consiglio dei ministri. Se la terza finanziaria del governo Meloni firmata Giorgetti vale circa 18 miliardi di euro all’anno (lo 0,8% del Pil), supererà la crescita 2025 prevista per l’Italia: +0,6% previsto da Bankitalia, Istat e Ocse. In altre parole l’Italia sta scommettendo su sé stessa, sicura di dare ulteriore slancio allo sviluppo del sistema Paese.

I numeri danno l’idea di una legge di bilancio importante, significativa. Mettere sul piatto dell’UE – a Bruxelles – un impegno da 54 miliardi di euro totali per i prossimi tre anni, consolida ulteriormente la rafforzata postura economica internazionale del nostro Paese. Già benedetta dalle agenzie di rating nel corso del 2025: ad aprile S&P ha alzato il rating sovrano da BBB a BBB+ (outlook stabile), a maggio Moody’s ha mantenuto il BAA3 migliorando l’outlook da stabile a positivo, Fitch ha confermato il BBB con outlook positivo e DBRS ha confermato BBB con outlook positivo.

Ma come si traduce tutto questo per le imprese del made in Italy? Anzitutto torna il super ammortamento sugli acquisti di beni materiali nuovi, finanziato dal governo con 4 miliardi di euro in tre anni. Riguarderà le stesse spese previste per l’accesso a Transizione 4.0, cioè tutti i beni che possono essere rilevati ai fini fiscali e che determinano la base imponibile: macchinari, impianti, attrezzature. È uno strumento pensato per stimolare gli investimenti e favorire l’innovazione, la modernizzazione e la digitalizzazione delle imprese. Un’altra misura importante in termini di spesa – 2 miliardi di euro – sarà il rifinanziamento della ZES unica per il Mezzogiorno (Zona Economica Speciale).

Le imprese con strutture produttive in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna potranno continuare a usufruire di un credito d’imposta per progetti dai 200mila ai 100 milioni di euro, con l’unico vincolo di mantenere la propria attività nella ZES per almeno 5 anni dopo il completamento dell’investimento. La ZES sta funzionando talmente bene che il governo sta valutando anche l’espansione delle zone interessate, che in futuro potrebbero andare oltre le regioni meridionali. Non solo. La manovra congela per tutto il 2026 anche plastic tax e sugar tax: una misura che è musica per le orecchie di diverse filiere produttive molto consistenti.

I settori imballaggio, confezionamento, bevande (bibite zuccherate), dolciario, distribuzione, GDO e logistica ringraziano sentitamente. Poi c’è il taglio dell’Irpef dal 35 al 33% per i redditi dai 28mila ai 50mila euro, che costerà alle casse dello Stato 9 miliardi di euro in tre anni. Il taglio delle tasse potrà avere effetti positivi sulle imprese, non esclusivamente grazie ad un più agevole contesto macroeconomico. L’aumento del reddito netto disponibile può infatti incrementare la domanda di beni e servizi da parte dei lavoratori che ne beneficeranno, aiutando al tempo stesso anche le imprese che affrontano i mercati.

L’abbassamento delle tasse rende anche meno oneroso per i dipendenti restare in azienda, miglioreranno sia produttività sia retention. Merci sempre più rare per il made in Italy. Infine c’è la proroga del bonus ristrutturazioni, che per il 2026 è confermato al 50% per la prima casa, al 36% per le seconde case. E la misura impatta positivamente sulle aziende del settore edilizio. Spenderemo più di quanto cresciamo, ma la scommessa per le imprese sembra parzialmente vinta.