L’esercito di Israele entra a Gaza City: “Controlliamo il 40% del territorio”. Famiglie ostaggi protestano per l’assalto finale

L’assalto finale ad Hamas. L’esercito di Israele è entrato all’interno di Gaza City. Ieri notte carri armati hanno fatto il loro ingresso in via Al-Jalaa e nel frattempo sono stati segnalati attacchi con droni ed elicotteri Apache. I media della Striscia segnalano 37 attacchi in 20 minuti e una fuga di massa dalla zona nord-occidentale della città di Gaza. Circa 70mila palestinesi che vivevano a Gaza City si sono spostati nella zona meridionale, verso Deir al Balah e Khan Younis. Soltanto questa mattina Hamas aveva spostato gli ostaggi dai tunnel sotterranei in superficie per impedire l’avanzata dell’Idf, che da ore intensificava la presenza di carri armati lungo il confine nord. L’operazione è stata denominata “Carri di Gedeone 2”.

Israele entra a Gaza: Idf controlla 40%

“Abbiamo avviato un’intensa operazione a Gaza”, ha confermato il premier israeliano Benjamin Netanyahu. “Lo Stato di Israele si trova in un momento cruciale oggi stanno accadendo cose molto importanti”. L’Idf fa sapere che è “iniziata la distruzione di Gaza City”, invitando i residenti ad evacuare “il più rapidamente possibile verso le zone indicate”.

Al momento l’Idf controlla circa il 40% del territorio urbano di Gaza City, dopo le operazioni delle scorse settimane in cui sono stati distrutti numerosi edifici, tra cui alcuni grattacieli, utilizzati da Hamas per produrre armamenti, scavare tunnel e gestire le operazioni di guerriglia. La scorsa settimana infatti l’aviazione israeliana ha colpito oltre 850 obiettivi e centinaia di militanti di Hamas a Gaza City. “L’attività delle truppe è iniziata in conformità con il piano operativo e si prevede che si espanderà in base alla valutazione della situazione”, ha aggiunto il portavoce dell’esercito.

Il capo di stato maggiore israeliano Eyal Zamir e il capo del Comando Sud Yaniv Asor sono in prima linea insieme alle truppe sul campo di battaglia a Gaza City. Lo riferisce il portavoce militare, aggiungendo che le divisioni 162 e 98 stanno guidando l’offensiva. “L’operazione si espanderà nei prossimi giorni. Lo sguardo è su più fronti: la scorsa notte abbiamo attaccato anche sul fronte nord, e ci stiamo preparando a ogni scenario”, ha detto.

Gaza sta bruciando. Le Idf stanno colpendo con pugno di ferro le infrastrutture terroristiche e i soldati delle Idf stanno combattendo coraggiosamente per creare le condizioni necessarie per il rilascio degli ostaggi e la sconfitta di Hamas”, ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano Israel Katz a X-Ray, dopo intensi attacchi notturni su Gaza City e dintorni. “Non cederemo né ci ritireremo finché la missione non sarà completata”, ha aggiunto.

Famiglie ostaggi protestano per operazione a Gaza City

La polizia israeliana ha chiuso Assa Street a Gerusalemme, dove si trova la residenza del premier Benjamin Netanyahu, dopo che le famiglie degli ostaggi ancora prigionieri nella Striscia di Gaza hanno annunciato che stanotte organizzeranno una protesta contro l’avvio di una nuova operazione di terra nell’enclave. Lo riferisce il “Times of Israel”. In un comunicato, il Forum delle famiglie degli ostaggi ha scritto che il premier è “fuggito in pochi minuti dopo essere venuto a conoscenza dell’intenzione di organizzare una protesta”. A Gaza, dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023 da parte dei terroristi di Hamas, ci sarebbero ancora una ventina di ostaggi israeliani vivi, le cui condizioni in queste ore sarebbero a rischio.

L’Onu: “Genocidio”

Gli investigatori indipendenti delle Nazioni Unite hanno accusato Israele di aver commesso un “genocidio” a Gaza con l’intento di “distruggere i palestinesi”, attribuendo la responsabilità al primo ministro Benjamin Netanyahu e ad altri vertici dello Stato. Nel nuovo rapporto, pubblicato a quasi due anni di distanza dall’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, la Commissione d’inchiesta internazionale ha rilevato che le forze israeliane hanno compiuto “quattro dei cinque atti genocidi previsti dalla Convenzione del 1948”, tra cui uccisioni, gravi danni fisici e psicologici e condizioni di vita mirate alla distruzione della popolazione. “La responsabilità per questi crimini atroci ricade sulle autorità israeliane ai più alti livelli”, ha dichiarato la presidente Navi Pillay, ex giudice del tribunale per il Ruanda, avvertendo che il silenzio della comunità internazionale “equivale a complicità”.

Onu: “bombe Israele su Qatar minano pace e stabilità regionale”

Il raid israeliano del 9 settembre scorso a Doha ha rappresentato “una scioccante violazione del diritto internazionale, un attacco alla pace e alla stabilità regionale e un duro colpo all’integrità dei processi di mediazione e negoziazione in tutto il mondo”. Lo ha denunciato oggi a Ginevra l’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, Volker Turk. “In quanto tale, lo condanno e invito questo Consiglio e tutti i governi a fare lo stesso», ha detto nel suo intervento nel quadro del dibattito urgente del Consiglio per i Diritti Umani sulla «recente aggressione militare lanciata da Israele contro lo Stato del Qatar il 9 settembre 2025”.

Rubio a Doha: “Hamas rilasci subito gli ostaggi”

Nel frattempo, il segretario di Stato americano Marco Rubio è arrivato in Qatar: “Riteniamo che il tempo a disposizione per raggiungere un accordo sia molto breve. Non abbiamo più mesi a disposizione, ma probabilmente solo giorni e forse qualche settimana. La nostra prima scelta è che tutto questo finisca con un accordo negoziato in cui Hamas dichiari la resa. Deve rilasciare immediatamente tutti gli ostaggi: vivi e deceduti. Se c’è un Paese al mondo che potrebbe aiutare a porre fine a tutto questo attraverso i negoziati, quello è il Qatar”, ha commentato.

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