L’Europa che aiuta l’Ucraina: una potenza erbivora in un mondo di carnivori

European Commission President Ursula von der Leyen speaks with the media as she arrives for the EU Summit in Brussels, Thursday, Dec. 18, 2025. (AP Photo/Omar Havana) Associate Press/ LaPresse Only Italy and Spain

Per questa occasione, l’uomo forte del Cremlino ci aveva regalato una volgarità: gli europei sono dei “maialini”, aveva detto Putin qualche giorno fa. Piccoli suini onnivori che si vogliono nutrire di beni russi per continuare la guerra in Ucraina. I politologi Ivan Krastev e Mark Leonard anni fa coniarono un’altra definizione che, alla luce del Consiglio europeo di questa settimana, si sta rivelando più calzante: l’Europa come potenza erbivora.

I 90 miliardi all’Ucraina

Nel momento del bisogno, l’Europa si appiglia a ciò che sa fare meglio. Un compromesso: di quelli classici, cucinati nelle ore piccole di Bruxelles. Gli stessi che si facevano durante la crisi dell’Euro e durante la pandemia. Due passi avanti e uno indietro. Ne esce come spesso in passato un’Europa lenta, timida ma anche testarda a credere che il suo futuro possa rimanere attraversato da differenze, imperfezioni e incompiutezze. Un’Europa che si costruisce sul rinvio e sul negoziato. Che alla fine non confisca gli asset russi, tratta allo sfinimento e accetta di prestare 90 miliardi all’Ucraina pur di non tradirla fatalmente e di non indebolire l’unica vera arma nel suo arsenale: il diritto. Confiscare gli asset russi avrebbe esposto alcuni Paesi, su tutti il Belgio che ne detiene la maggior parte, all’implacabile vendetta dello Zar, sia nei tribunali che verso le aziende europee ancora presenti in Russia. Un rischio troppo alto e un precedente troppo pericoloso. Ma anche un paradosso e un’onta: quella di voler punire l’aggressore e criminale di guerra per poi vederlo passare dalla parte della ragione. Nel mondo di oggi però, il diritto è come una balla di fieno data in pasto a feroci belve. Non saranno falangi di tecnocrati a riconquistare il Donbass, così come non saranno orde di giuristi a governare l’Intelligenza artificiale.

La decisione americana

Gli americani registreranno la nostra decisione distrattamente, perché la loro di non sostenere più Kiev l’hanno già presa. I russi tradiranno fastidio ma anche soddisfazione nel vedere che ancora riescono a muovere leve pesanti, nei Paesi-Visegrad e certamente anche da noi in Italia. Quest’ultima vicenda mette in luce, se mai ce ne fosse bisogno, che il vero tiranno, quello che non fa sconti a nessuno, è il tempo. Gli americani e i russi hanno sempre scommesso sulla velocità: Kiev doveva cadere in tre giorni e Trump doveva fare la pace in 24 ore.

L’Europa ha dato altri due anni alla resistenza ucraina

L’Europa ha dato forse altri due anni alla resistenza ucraina e ha dimostrato di tenere il punto sul sostegno a Kiev sine die. Porta avanti con Washington e con biblica pazienza il dossier sulle garanzie di sicurezza post-belliche, pianifica la ricostruzione e, fra mille veti, il processo di adesione all’Unione. Dobbiamo sperare, per l’Ucraina e per noi, che questa dieta erbivora fatta di ruminazioni e digestione lentissima riesca a farci sopravvivere in questo mondo di predatori carnivori.