L’Intelligenza Artificiale sta entrando sempre più negli ospedali e nei laboratori, rivoluzionando diagnosi, terapie e gestione dei pazienti. Ma dietro questa trasformazione si nasconde un aspetto ancora poco discusso: l’impatto ambientale. Secondo un recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista “The New England Journal of Medicine”, l’uso su larga scala di sistemi di IA in medicina rischia di aumentare sensibilmente le emissioni di carbonio legate all’assistenza sanitaria. Il motivo? L’enorme quantità di energia necessaria per addestrare gli algoritmi, farli funzionare e mantenere i data center al fresco, senza contare l’estrazione di minerali preziosi indispensabili per costruire i dispositivi tecnologici.
Gli esperti avvertono che, senza una pianificazione attenta, si potrebbe finire in un circolo vizioso: più Intelligenza Artificiale significa più consumi e più emissioni, con effetti dannosi per la salute globale che proprio la medicina dovrebbe contribuire a proteggere. Per affrontare il problema, i ricercatori propongono un approccio pragmatico: misurare l’impatto delle tecnologie attraverso indicatori standardizzati, così da permettere a governi e ospedali di confrontare costi ed emissioni in maniera chiara. Allo stesso tempo, suggeriscono modifiche concrete nei processi di sviluppo, gestione ed elaborazione dei dati che potrebbero ridurre i consumi energetici senza compromettere l’efficacia clinica.
Il passo più urgente, sostengono, è la definizione di regole comuni e trasparenti, che obblighino sia gli sviluppatori sia le strutture sanitarie a rendere conto delle risorse utilizzate. Solo così sarà possibile garantire che i benefici dell’Intelligenza Artificiale vadano di pari passo con la sostenibilità ambientale. La sfida, insomma, è duplice: usare l’innovazione per curare meglio le persone, senza “nuocere” al pianeta.
