PREGIUDIZI E FAKE NEWS - Nell'immaginario collettivo occidentale l'Iran appare un Paese islamico pieno di pregiudizi e contraddizioni. Nelle sue due settimane di viaggio Davide ha avuto modo di condividere del tempo con le persone del luogo. In particolare riporta la conversazione avvenuta con Reza, un giovane informatico di Teheran: “Vedi Davide, quello che a me fa più male oggi, la cosa più insopportabile per tutti noi iraniani, potrai anche non credermi, non è la crisi economica o occupazionale”, parole alle quali seguono diversi esempi su cosa significhino in termini reali, quindi nella vita delle persone, le sanzioni imposte all’Iran (inflazione alle stelle con salari al palo, prezzi triplicati su tutti i prodotti di importazione, disoccupazione quasi raddoppiata in due anni e così via), non è addirittura la situazione politica ma è l’immagine che noi iraniani abbiamo agli occhi del mondo”. Secondo Davide "questo è un bene per il suo paese data l’esplosione del turismo di questi ultimi anni. Perché sempre più gente tornando a casa porterà racconti di esperienze dirette in contrasto con tutti i principali pregiudizi di cui sono vittime". Addirittura racconta di Navid, un ragazzo iraniano che vive all'estero il quale vede cambiare l’espressione facciale, il tono della voce e l’atteggiamento in generale del suo interlocutore non appena saputo il suo paese di provenienza. “Dopo un po’ non ci fai più caso” dice “ed è come se fossi vaccinato” . In merito Davide ci tiene a spiegare alcuni dei pregiudizi di cui l'Iran è vittima: "Non è un Paese sicuro per gli stranieri e nel paese c’è un clima di rancore nei confronti dell’occidente. È vero proprio il contrario. Gli iraniani adorano raccontarsi agli occidentali e lo fanno apertamente. Cercano spesso di offrirti il proprio aiuto. Ad esempio, una sera ero a cena in un ristorante e, mentre me ne stavo da solo sfogliando la guida e segnando dei punti sulla cartina, fui invitato al suo tavolo da un padre di famiglia che non parlava una parola di inglese ma che, davanti ai figli, ci teneva a sincerarsi che avessi visto tutti i monumenti più importanti della città. Quando gli dissi che avevo poco tempo e che sarei ripartito la mattina seguente, si offrì di accompagnarmi in macchina per farmi vedere quelli che mi ero perso. Ed erano le dieci di sera. Gli iraniani vogliono la guerra. In Iran è obbligatorio professarsi musulmano, e a me viene da sorridere se penso a tutte le persone conosciute che affermavano senza nessun timore di essere non credenti o credenti non praticanti. L’Iran, oggi, è governato da un regime a tutti gli effetti. Una teocrazia spesso feroce che lascia pochi spazi alle regole democratiche. Un potere autoritario che si regge, come sempre fanno i regimi, su controllo, censura e paura. Per questa ragione le prime vittime di questo regime sono gli iraniani stessi. La madre di tutti i pregiudizi sull'Iran sia ritenere la maggioranza degli iraniani in accordo col proprio governo, associando l’immagine di un regime fondato sull’integralismo religioso e la negazione dei diritti ad un’intera nazione. Semplicemente non è così. E gli iraniani, oggi, sono vittime due volte: del loro governo in casa, dei nostri pregiudizi fuori". Riguardo le fake news, la prima falsa credenza cui Davide tiene a specificare è quello che riguarda l’Iran come un paese arabo: "Un errore grossolano la cui causa principale spiace dirlo ma risiede proprio nel bagaglio culturale personale. L’Iran fino al 1935 si chiamava Persia ed è una terra con una celebre e gloriosa storia a sé, intrecciata tra l’altro a doppio filo con la culla della nostra civiltà, quella greca. Infatti in Iran non si parla l’arabo ma il farsi e non tutti sanno che la parola Iran deriva da “ariano”, a testimonianza della presenza nel suo passato di tribù di origine germanica. Tra l'altro l’Iran è uno dei pochi paesi al mondo tra quelli di religione musulmana a essere a maggioranza sciita, a differenza della quasi totalità dei paesi arabi che sono sunniti. Solo a un osservatore superficiale queste differenze, l’ultima in particolare, potranno sembrare di poco conto ma è come se, parlando di storia antica, si confondessero per dire greci e romani, ritenendo che in fondo erano comunque degli antichi europei”. Un altro grande errore che si commette quando si parla di Iran è ritenere che la popolazione iraniana nutra sentimenti anti occidentali. Per Davide "non c'è nulla di più sbagliato se proviamo per un secondo a indagare sia ragioni storiche che fatti di stretta attualità. Le prime raccontano di un Paese che dalla metà degli anni 30 e fino alla rivoluzione del 1979 era stato sottoposto, forzatamente e grossolanamente va detto, a un processo di “occidentalizzazione”. Se da un lato l’esperienza di quegli anni seminò nel paese un comprensibile sentimento anti occidentale, dall'altro avviò inevitabilmente un processo di contaminazione culturale unico nel panorama mediorientale. Passando dalla storia comunque recente alla strettissima attualità, c’è una foto che circola in rete in questi giorni e mostra un gruppo di studenti che, per protestare contro il regime a seguito dell’abbattimento dell’aereo ucraino (anche se ad essere precisi sono mesi che si susseguono a intervalli più o meno regolari proteste contro il governo), si rifiuta di calpestare una bandiera americana dipinta sul pavimento. Il paradigma si è completamente rovesciato: la gente manda infatti segnali di apertura addirittura verso il nemico dei nemici, gli Stati Uniti, in virtù dell’atteggiamento di chiusura a quel sistema di valori imposto da parte del regime di oggi. Una cosa non è cambiata in questi anni, ovvero l’assenza di un sistema realmente democratico nel paese, e la conseguente insofferenza degli iraniani nei confronti dell’ordine costituito. Un ragazzo con cui parlavo esattamente di questo, Ahamad, mi diceva che la situazione nel paese è di una costante calma apparente, “come il fuoco sotto la cenere” furono le parole usate per descrivere il rapporto tra la gente e il governo."
L’Iran come Truman show, un popolo vittima di pregiudizi che diventano un vaccino
Esfahan, photo by Davide Viola
