Un ultimo tassello per sdoganare l'idea che si ha dell'Iran, così come la maggior parte degli stati del Medio oriente, come uno stato culturalmente chiuso anche nei confronti delle donne: "Le donne vivono in una situazione di subalternità culturale ancor prima che materiale. È un dato di fatto che le donne vivono in tutto il mondo, non solo in medioriente, in situazioni di non pari diritti e opportunità rispetto agli uomini. Basti pensare a quanti leader e capi di stato donne esistano rispetto agli uomini, o al fatto che la stragrande maggioranza dei messaggi pubblicitari utilizzano il nudo femminile per attrarre la clientela, o ancora alla differenza di salari tra uomini e donne a parità di livello professionale. La questione risulta ancora più evidente poi se circoscriviamo la nostra analisi ai contesti religiosi. Che sia per il cristianesimo, o che sia per l’Islam, le due principali religioni monoteiste al mondo, le donne non hanno le stesse opportunità degli uomini: non una mia opinione ma piuttosto un’ovvietà. Ma la condizione della donna non è la stessa in tutti i paesi mediorientali. L’Iran nello specifico è un paese a maggioranza sciita, ed è uno dei pochissimi paesi al mondo tra quelli di fede musulmana ad esserlo. Una delle differenze più facilmente visibile di questa caratteristica è proprio la condizione delle donne, qui certamente più aperta che altrove. In Iran la gente veste in maniera non così diversa da noi. E questo vale anche per quanto riguarda le donne, al netto di due differenze facilmente intuibili: l’assenza di minigonne o abiti che scoprano parti del corpo come la pancia o il seno, e l’utilizzo dalla pubertà in poi del Hijab come copricapo. Ma ad esempio questo tipo di velo che copre parte della testa e delle spalle, nelle città e dalle donne più giovani viene spesso sostituito da una semplice sciarpa appoggiata sulla testa, da un cappello largo oppure, ancor più semplicemente, da felpe con cappuccio. Mentre non è vero che siano vietati tatuaggi, largamente diffusi tra le teenager, o piercing. Ancora, ovunque ho visto donne gestire in autonomia negozi e botteghe, e ricoprire funzioni pubbliche come i posti di controllo negli aeroporti o nelle biglietterie delle stazioni. In questo caso in un rapporto rispetto agli uomini del tutto simile ad un qualsiasi paese europeo. Riassumendo, in Iran non vedremo mai una donna libera di stare in spiaggia in bikini, o di indossare una minigonna, o semplicemente un vestito che metta in risalto le forme del proprio corpo. Intendo dire che, come spesso accade, le discussioni che si fanno su questo tema, per di più quando si cerca di fare un raffronto tra il nostro modello di vita e quello dei paesi musulmani, spesso sono parziali. Siamo così sicuri ad esempio che, parlando in termini collettivi, valga sempre la pena sacrificare la propria dignità in favore della libertà di vestirsi come si vuole? Al di là di quanto detto in merito alle limitazioni sul vestirsi, o alla divisione degli spazi nelle moschee tra uomini e donne, alle donne in Iran è concesso di fare grosso modo tutto quello è permesso agli uomini in termini di lavoro e vita sociale".
L’Iran come Truman show, un popolo vittima di pregiudizi che diventano un vaccino
Esfahan, photo by Davide Viola
