Il Corpo si Lisa Gabriele, 22enne di Rende, fu trovato senza vita nel gennaio 2005 all’interno della sua Fiat 500 alla periferia di Montalto Uffugo. Attorno c’erano bottiglie di whisky, psicofarmaci e un biglietto di addio. Un caso agghiacciante che era stato archiviato nel giro di poco come suicidio. Diciassette anni dopo la triste vicenda di Lisa Gabriele potrebbe avere un epilogo diverso, anche se non meno drammatico: la 22enne non si sarebbe suicidata ma sarebbe stata uccisa dal suo amante, soffocata con un cuscino. Per quel delitto martedì mattina i carabinieri di Rende hanno arrestato un ex poliziotto della stradale, Maurizio Mirko Abate, oggi 50 anni, che all’epoca aveva una storia con la ragazza pur essendo sposato con un’altra donna. L’ex agente, secondo quanto appreso dall’Ansa, avrebbe negato ogni addebito.
La lettera anonima che fece riaprire il caso
A far riaprire il caso è stata una lettera anonima arrivata in Procura firmata “poliziotto onesto della stradale”. Nella lettera c’erano numerosi dettagli e veniva in dicato Maurizio Abate come assassino della ragazza. Secondo quanto riportato dall’Ansa, nello scritto, infatti, erano riferiti alcuni particolari della vicenda, veritieri e noti solo agli inquirenti. Ed è stato questo a far riaccendere il sospetto. Sono state così effettuate ulteriori acquisizioni documentali, una lunga serie di intercettazioni telefoniche ed ambientali, sentite numerose persone informate sui fatti ed acquisite nuove consulenze medico legali attraverso la riesumazione del cadavere di Lisa Gabriele.
“Le risultanze di questa nuova fase investigativa, complessivamente valutate – è detto in una nota dei carabinieri – hanno consentito di verificare, in maniera più approfondita, quanto raccolto nella prima fase, colmando alcune lacune investigative e facendo emergere un quadro indiziario significativamente grave e tale da collegare il reato contestato alla persona dell’indagato. Quanto globalmente acquisito sul piano investigativo ha consentito alla magistratura inquirente e giudicante di valutare gli elementi indiziari raccolti come convergenti, gravi, univoci e coerenti e non confutati da ricostruzioni alternative plausibili, idonei a fondare un giudizio di qualificata probabilità sulle responsabilità dell’indagato”. L’arresto di Abate é stato fatto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Cosenza su richiesta della Procura della Repubblica. L’ex poliziotto é accusato di omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione.
La fine dell’amore tra Lisa e l’ex poliziotto
Abate, secondo la ricostruzione fatta dai militari della Compagnia di Rende sotto le direttive della Procura della Repubblica di Cosenza, aveva deciso di lasciare Lisa Gabriele in concomitanza con la nascita del figlio avuto dalla moglie. La giovane, però si sarebbe opposta con tutte le sue forze alla fine della relazione. Lei non voleva perderlo e così avrebbe messo in scena una presunta gravidanza, mettendo sotto la maglietta un cuscino per simulare una pancia. Lo stesso cuscino che l’uomo avrebbe utilizzato per ucciderla. L’uomo avrebbe poi messo in scena il suicidio, ipotesi a cui per anni hanno creduto gli investigatori. Per questo motivo Abate é accusato anche di avere tentato di fare credere che la giovane si fosse suicidata.
Secondo quanto è emerso dalle indagini, Abate avrebbe scritto un biglietto, lasciato accanto al corpo senza vita di Lisa Gabriele trovato in un bosco di Montalto Uffugo e risultato poi apocrifo, sulla base di una perizia calligrafica, in cui la giovane esprimeva il proposito di suicidarsi, dicendo addio a familiari ed amici. Vicino il cadavere, inoltre, furono trovate alcune confezioni di psicofarmaci e bottiglie di whisky. L’autopsia effettuata sul corpo della ragazza dopo la presentazione dell’esposto alla Procura della Repubblica di Cosenza accertò che, in realtà, Lisa Gabriele non aveva bevuto alcool e non aveva assunto psicofarmaci.
L’esame smentì, inoltre, che la giovane si fosse suicidata, ma che, in realtà, era stata soffocata con l’ausilio, presumibilmente, di un cuscino. L’omicidio sarebbe stato commesso nell’appartamento in cui la giovane s’incontrava con l’ex poliziotto. Il cadavere della ragazza fu poi rimosso dal luogo in cui fu commesso l’assassinio e portato, per sviare le indagini, nel bosco in cui fu poi ritrovato, con accanto le bottiglie di whisky e le confezioni di psicofarmaci lasciate volutamente dall’assassino sul posto per fare credere che la giovane si fosse suicidata.
L’ipotesi di un complice e del coinvolgimento di logge deviate
Una persona di cui non è stata accertata, al momento, l’identità avrebbe aiutato Maurizio Mirko Abate nelle fasi che hanno fatto seguito all’omicidio di Lisa. Il complice, in particolare, avrebbe aiutato Abate a rimuovere il corpo senza vita della giovane dall’appartamento in cui fu commesso l’omicidio ed a trasportarlo nel bosco di Montalto Uffugo in cui poi fu ritrovato, a bordo dell’automobile di proprietà della giovane. Le indagini dei carabinieri della Compagnia di Rende proseguono, dunque, per identificare il complice di Abate. L’ex poliziotto, inoltre, è accusato di cessione e spaccio di sostanze stupefacenti in quanto avrebbe consegnato a più riprese marijuana al figlio, facendogliela trovare nella cassetta delle lettere. Nel 2019 Abate fu congedato dalla Polizia di Stato perché avrebbe rubato la pistola ad un collega.
E c’è un altro filone che si fa strada nell’indagine per chiudere il cerchio intorno a quella drammatica morte. C’è anche l’ipotesi di possibili favoritismi e coperture da parte di logge della massoneria deviata, che avrebbero consentito all’indagato di evitare inizialmente di essere incriminato, nel fascicolo dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Cosenza sul caso. È proprio il Gip che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Abate a fare riferimento ad “anomalie investigative” nell’indagine che fu condotta a carico dell’ex poliziotto subito dopo l’assassinio della giovane. Anomalie che vengono attribuite ad ambienti investigativi vicini a logge deviate di cui faceva parte lo stesso ex poliziotto, che non ha mai nascosto, peraltro, la sua appartenenza alla massoneria. Si fa l’ipotesi, inoltre, che l’autore dell’esposto inviato nel 2019 alla Procura della Repubblica di Cosenza che ha consentito la riapertura delle indagini sul conto di Abate, in un primo tempo archiviate, possa essere stato un collega dell’ex poliziotto. Una persona che era a conoscenza, oltre che della relazione di Abate con Lisa Gabriele, di molte circostanze riguardanti la sfera privata e personale dell’uomo.
Chi era Lisa Gabriele e la relazione ossessiva con l’ex poliziotto
Secondo quanto ricostruito la vita di Lisa Gabriele non è stata una vita facile. Nata in Germania da padre calabrese e madre tedesca, la giovane, dopo la separazione dei genitori, fu abbandonata dalla mamma ed affidata ad una zia paterna. Dalle indagini è emerso che quella tra Lisa Gabriele ed Abate fu una relazione improntata a violenza da parte dell’uomo. “Una relazione – riferiscono inquirenti ed investigatori in una nota – sbilanciata, ossessiva e connotata da episodi di reiterate brutalità. Una relazione fatta anche di serate a base di sesso, droga e perversioni”.
