Lo strano caso di Giuseppe Cascini: dalle cause perse contro i giornalisti al posto in commissione d’esame

Dalla querela ai giornalisti che hanno avuto l’ardire di riportare la notizia delle sue chat con Luca Palamara, accusandoli falsamente di averle ‘taroccate’, alla nomina a componente della Commissione per l’esame da giornalista professionista.
È il destino di Giuseppe Cascini, procuratore aggiunto a Roma ed ex componente del Consiglio superiore della magistratura, scelto nei giorni scorsi per far parte della Commissione che esaminerà, dal prossimo 24 ottobre, gli aspiranti giornalisti professionisti.

Il suo nome è stato segnalato, insieme a quello di Emilio Norelli, attuale presidente di sezione della Corte d’appello di Roma, dai vertici del Palazzo giustizia della Capitale. Cascini, storico esponente della sinistra giudiziaria, esploso il Palamaragate, aveva deciso di denunciare i giornalisti del quotidiano La Verità che aveva pubblicato a puntate le sue chat con l’ex signore delle nomine a Palazzo dei Marescialli.

La querela era stata annunciata in diretta durante la trasmissione Mezz’ora in più di Lucia Annunziata del 7 giugno 2020, ospite l’ex direttore del Corriere Paolo Mieli. “Le comunicazione fra me e Palamara sono state utilizzate con una tecnica manipolatoria e per questo ho sentito il dovere di dare una spiegazione rispetto ai sospetti adombrati sulla mia persona”, aveva dichiarato Cascini.
Tesi respinta dalla Procura di Milano, dove era stato incardinato il procedimento essendo il giornale di Maurizio Belpietro stampato nel capoluogo lombardo, che aveva invece formulato richiesta di archiviazione, poi accolta dal gip.

Non soltanto tutto ciò che era stato scritto era conforme al contenuto delle chat, quindi senza alcuna manipolazione o falsificazione, ma il diritto di critica esercitato dal giornalista nel valutare tali conversazioni era stato congruo e pertinente “posto che la critica muove da un nucleo fattuale rappresentato dal contenuto delle chat, questo mai messo in discussione tanto che è citato anche dall’opponente a sostegno delle proprie conclusioni”, aveva scritto la giudice. Inoltre, aveva aggiunto, “è pacificamente sussistente l’interesse pubblico e che, da ultimo, ricorre il requisito della continenza che, come noto, trova il suo limite esclusivamente nell’aggressione gratuita, pretestuosa ed immotivata delle sfera morale altrui non potendosi invece condannare i toni aspri, pungenti, quali certamente sono quelli utilizzati”.

Il magistrato aveva tentato di difendersi sulla mailing list dell’Associazione nazionale magistrati scrivendo un post in cui ricordava che insieme a Palamara aveva gestito per quattro anni (dal 2008 al 2012) la giunta della Anm. “Erano anni difficili, quelli del governo Berlusconi, degli scontri con la magistratura, delle norme ad personam, della riforma costituzionale sulla giustizia. Insieme abbiamo difeso l’indipendenza della magistratura e ci siamo battuti per una autoriforma del sistema giudiziario. Ne è nato un legame di amicizia e di solidarietà che è durato fino ad epoca recente e che io non intendo rinnegare”, aveva precisato Cascini. “Io sapevo – aveva poi puntualizzato – che Luca sosteneva la mia nomina a procuratore aggiunto e lui, dopo la votazione, mi ha comunicato l’esito della commissione. Ho chiesto informazioni a Luca sulla possibile nomina di Stefano Pesci ad aggiunto a Bologna. Una informazione e una prognosi, niente di più”.

Sull’accusa di aver fatto entrare il figlio allo stadio Olimpico senza pagare il biglietto e su quella di aver caldeggiato il trasferimento del fratello, come emergeva dalle chat, Cascini aveva precisato che appena arrivato al Consiglio aveva avuto una tessera del Coni “che mi autorizzava ad entrare allo stadio (un benefit che ora è stato giustamente eliminato). Ho solo chiesto a Luca (che era appena cessato come componente del Csm) se era possibile portare mio figlio con me e se aveva un riferimento al Coni per chiedere. Non ho mai parlato con Luca del trasferimento di mio fratello a Roma. Ero a conoscenza della vicenda, della quale Luca mi comunicò l’esito. Nella mia vita professionale e associativa ho sempre contrastato i metodi e le prassi che emergono dall’inchiesta di Perugia. E non ho mai chiesto favori a nessuno né per me né per altri. Per questo ho già dato mandato al mio legale di agire in giudizio per diffamazione nei confronti del quotidiano”.

Immediate erano state però le reazioni dei colleghi, non convinti della bontà delle sue giustificazioni. “Hai scritto: “Appena arrivato al Consiglio ho ricevuto una tessera del Coni che mi autorizzava ad entrare allo stadio (un benefit che ora è stato giustamente eliminato). Ho solo chiesto a Luca (che era appena cessato come componente del Csm) se era possibile portare mio figlio con me e se aveva un riferimento al Coni per chiedere”. “Non c’era alcun bisogno di disturbare Palamara per questa cosa, ti spiego come facciamo noi, le persone “normali”. Certo che è possibile portare tuo figlio allo stadio. Devi solo fare una banalissima cosa: comprargli un biglietto. Prendi lo stipendio di magistrato e circa 100.000 euro l’anno in più per il ruolo di Consigliere. Dovresti farcela a comprare un biglietto per lo stadio, senza chiedere “favori” e senza lasciare affamata la tua famiglia”, lo aveva ‘bacchettato’ il consigliere della Corte d’appello Felice Lima.

“Hai scritto – aveva aggiunto Lima – che insieme a Palamara hai difeso l’indipendenza della magistratura. Noi non ci ricordiamo questo. Infine, ti spiego dov’è lo scandalo che emerge da quel giornale (La Verità). È nel fatto che tu sei uno di Md e voi avete per decenni fondato la vostra ragion d’essere nel sostenere di essere “culturalmente” diversi da quelli di Unicost. Quando sono emerse in maniera evidente le cose che riguardano Palamara, tu hai sottolineato quanto fossero deplorevoli. Insomma, stando alla vostra narrazione pubblica, i vostri elettori si aspettavano (o fingevano di aspettarsi) che tu e Palamara al massimo vi salutaste con cortesia o vi dedicaste insieme, a malincuore, alle necessarie attività istituzionali. Non che tu gli chiedessi biglietti per lo stadio e lo ringraziassi per le sorti di concorsi pubblici che riguardassero tuoi parenti o amici”, aveva quindi aggiunto un amareggiato Lima.