Domani il governo deciderà sull'occupazione della Striscia
L’occupazione totale di Gaza ha un prezzo politico, scontro Idf-Netanyahu. Accuse a Zamir: “Non siamo la repubblica delle banane dell’America Centrale”
Fonti interne hanno parlato chiaro: o il capo di Stato maggiore accetta la decisione o si dimette. La riunione di Gabinetto a causa delle crescenti tensioni interne è stata spostata a domani
L’occupazione della Striscia di Gaza spacca Israele. Lo spacca su più livelli. Quello del governo, dove il premier Benjamin Netanyahu e la maggior parte dei ministri ritengono che la scelta di prendere possesso di tutta la regione palestinese sia di fatto l’unica soluzione a un conflitto ormai paralizzato, con gli ostaggi ancora nelle mani dei loro aguzzini. Quello del rapporto tra potere politico e forze armate, con il capo di Stato maggiore, Eyal Zamir, che è apparso decisamente perplesso sulla mossa annunciata dalle fonti del governo e con centinaia di ex funzionari dell’intelligence e militari che hanno di fatto bocciato anche la stessa guerra nella Striscia.
L’occupazione di Gaza e il destino degli ostaggi
E infine, l’idea dell’occupazione divide anche l’opinione pubblica, tra la parte più radicale del Paese che vede questa decisione come l’unica vera via d’uscita per sconfiggere Hamas e terminare la resa dei conti e un’altra, forse anche maggioritaria, che è preoccupata dal prezzo da pagare. Un prezzo politico, con uno Stato ebraico ancora più isolato. Un prezzo di sangue, per il numero di soldati che potrebbe morire per dovere combattere in zone non ancora battute dall’Idf. E infine, il prezzo più tragico, quello della vita degli ultimi ostaggi. Ragazzi che, come Evyatar David e Rom Braslavski, potrebbero essere giustiziati dai miliziani o morire come vittime collaterali dei bombardamenti delle forze armate.
Lo scontro Idf-governo e le accuse: “Colpo stato militare”
I costi, Israele, li conosce bene. Così come il prezzo politico di tutto questo. Lunedì, il giornalista Yossi Yehoshua di Yediot Ahronot aveva scritto su X: “Se il primo ministro vuole davvero prendere una decisione così drammatica e pubblicamente controversa – la conquista di Gaza – deve presentarsi al Paese, chiarire i costi previsti in termini di vite degli ostaggi e dei soldati che cadranno e dichiarare che si assume la piena responsabilità, nonostante l’opposizione delle Idf”. E la risposta del figlio di Netanyahu, Yair, è stata durissima: “Se la persona che vi ha dettato il tweet è chi tutti pensiamo che sia, questa è una ribellione e un tentativo di colpo di stato militare più adatto a una repubblica delle banane dell’America Centrale degli anni ‘70, ed è completamente criminale”. Il riferimento era proprio al capo di Stato maggiore, Zamir. E quello che preoccupa di più gli osservatori, gli analisti e anche i funzionari interni agli apparati dello Stato ebraico è soprattutto lo scontro intestino tra Idf ed esecutivo. Un duello inedito, ma che conferma anche la stanchezza di un Paese che dopo più di 660 giorni dall’orrore del 7 ottobre 2023, vede ancora lontana la risoluzione della guerra e la liberazione degli ultimi ostaggi.
Giovedì il gabinetto di sicurezza
Zamir appare da tempo preoccupato. Ieri, dopo le notizie della scelta di occupare Gaza, le fonti interne avevano detto che il capo di stato maggiore avrebbe dovuto accettare le decisioni del vertice politico o dimettersi. E lo stesso ministro della Sicurezza interna, Itamar Ben-Gvir, ieri è stato molto chiaro. “Il capo di Stato Maggiore dell’esercito deve chiarire a voce alta che rispetterà pienamente le istruzioni del livello politico, anche se si dovesse decidere di procedere alla conquista (della Striscia, n.d.r.) e alla resa”. Mentre il ministro della Difesa, Israel Katz, ha provato a gettare acqua sul fuoco dicendo sicuro che “una volta che la leadership politica avrà preso le sue decisioni, i militari le metteranno in pratica con professionalità, proprio come hanno fatto su ogni fronte della guerra”. Una certezza condivisa anche dall’ufficio del primo ministro Netanyahu, che ieri, attraverso alcune indiscrezioni riferite a Channel 12, ha fatto sapere che l’esercito attuerà ogni decisione presa dal gabinetto di sicurezza. Gabinetto che, proprio a causa delle crescenti tensioni interne al governo e alle forze armate, è stato spostato a giovedì.
La benedizione di Trump
A questo punto, rimossi i freni e chiariti i dubbi di Zamir, Netanyahu sembra ormai avere rotto gli indugi. Tanto che ieri, dopo il confronto con il capo di Stato maggiore, dall’ufficio del premier è stata confermata la decisione di occupare l’intera Striscia di Gaza. Una svolta approvata anche dall’amministrazione Trump e che arriva dopo che i negoziati con Hamas si sono di fatto paralizzati. Ieri, un leader della milizia palestinese ha parlato del dopoguerra al sito saudita Al Hadath dicendo che “ Hamas non cercherà di occupare, governare o assumere un ruolo amministrativo nella Striscia di Gaza dopo il conflitto”, ma che “è impossibile parlare di disarmo in questo momento”. Il punto però è che l’occupazione da parte dell’Idf potrebbe togliere a questo punto ogni minima leva negoziale al gruppo.
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