Accelerare. Fare meglio e presto. È l’urgenza, a prescindere dal discorso sullo Stato dell’Unione della Presidente Ursula von der Leyen, il faro guida che dovrebbe illuminare le Istituzioni Ue, a un anno dal Rapporto Draghi che ha indicato la strategia da seguire per rendere più competitivo il Vecchio Continente. Secondo un’analisi dello European Policy Innovation Council (EPIC, nomen omen) appena l’11,2% delle 383 raccomandazioni dell’ex Presidente BCE risulta accolto pienamente. A queste si aggiungono il 20,1% di avviate ma completate parzialmente, il 46% timidamente accennate e il 22,7% non pervenute.
Nell’ultimo anno l’Ue ha fatto passi in avanti importanti sulla difesa, le materie prime critiche e la riforma del mercato elettrico. Su innovazione, decarbonizzazione e riduzione delle dipendenze è stata approvata a inizio anno la Competitiveness Compass, una vera e propria roadmap trasversale di implementazione. I maggiori ritardi, invece, si registrano nelle reti energetiche, nelle connessioni, nello scaling del cleantech (NZIA), nel mercato unico delle telecomunicazioni, nell’attuazione pratica e nella creazione degli standard nel quadro dell’AI Act. Ma andiamo con ordine e partiamo dalle buone notizie. Se il mare geopolitico è in tempesta, la difesa è diventata la priorità europea. La produzione Ue di missili e munizioni è in forte crescita, grazie all’ASAP (nomen omen), l’Act in Support of Ammunition Production e ad altri progetti. Nuovi impianti sono in costruzione e la capacità annua è già in rapido aumento, secondo diverse analisi indipendenti. Su questo guida la Commissione von der Leyen, con bandi, progetti e attuazione.
Bruxelles e Strasburgo hanno mostrato buona proattività per alcune filiere del settore energia, a partire dalle materie prime critiche (CRMA), con una prima ondata di progetti strategici approvati la scorsa primavera per litio, cobalto, manganese, grafite e terre rare, con investimenti e strumenti di supporto. In particolare sta avanzando a buon ritmo la creazione di poli europei, come le relative filiere in Francia. Stessa proattività nella riforma del design del mercato elettrico europeo: dalla sua entrata in vigore (luglio 2024) c’è stata una forte spinta al piano per acquisti comuni (PPA) e ai contratti per differenza a due vie, oltre alla messa a terra di iter snelli per i capacity mechanisms. Su questo la palla è già passata agli Stati nazionali, responsabili dell’implementazione e dell’approvazione di linee guida dedicate.
Lato costruzione del mercato unico dei capitali, la Commissione ha seguito il Rapporto Draghi presentando quest’anno sia la Strategia per la Savings & Investments Union, sia l’ECMS (Eurosystem Collateral Management System), quest’ultimo utile per l’armonizzazione. Sono tasselli necessari per l’integrazione dei mercati dei capitali.
Veniamo ora alle note dolenti e più preoccupanti. In primis il settore digitale e delle telecomunicazioni. Su questo Draghi ha chiesto di scalare e meno frammentazione. La Commissione ha avviato la riforma, verso un Digital Networks Act, ma sono ancora in corso le consultazioni e le call for evidence. Sia il consolidamento, sia l’armonizzazione stanno procedendo a rilento. Stessa solfa per AI e deep tech: l’AI Act è ancora in fase di roll-out, anche se i divieti sono già in vigore e gli obblighi per GPAI entrati in vigore il mese scorso. Linee guida e Code of Practice sono ancora in definizione e si registrano slittamenti per standard e alcuni deliverable. L’attuazione vera e propria richiede non solo tempo, ma maggior coordinamento.
Infine il lato oscuro del settore energia. Anche se il Net-Zero Industry Act è già in vigore e sono uscite le prime linee guida per i progetti strategici, la velocità di crociera rispetto agli obiettivi 203-2040 per la crescita della capacità produttiva di batterie, pompe di calore, elettrolizzatori e CCS è insufficiente. Stessa lentezza per l’implementazione del Grid Action Plan su eolico e solare rispetto ai target 2030. Code di connessione e colli di bottiglia nelle reti sono freni a mano importanti. Il piano strategico per la competitività di Draghi merita più allenamento Ue ai salti mortali. Ben riusciti.
