Luci e ombre del piano Draghi, l’Europa sta viaggiando a due velocità: difesa ed energia bene, ritardi sull’AI Act

Former Central Bank President Mario Draghi speaks with the media as he arrives for an EU Summit at the Puskas Arena in Budapest, Hungary, Friday, Nov. 8, 2024. (AP Photo/Petr David Josek)

Accelerare. Fare meglio e presto. È l’urgenza, a prescindere dal discorso sullo Stato dell’Unione della Presidente Ursula von der Leyen, il faro guida che dovrebbe illuminare le Istituzioni Ue, a un anno dal Rapporto Draghi che ha indicato la strategia da seguire per rendere più competitivo il Vecchio Continente. Secondo un’analisi dello European Policy Innovation Council (EPIC, nomen omen) appena l’11,2% delle 383 raccomandazioni dell’ex Presidente BCE risulta accolto pienamente. A queste si aggiungono il 20,1% di avviate ma completate parzialmente, il 46% timidamente accennate e il 22,7% non pervenute.

Nell’ultimo anno l’Ue ha fatto passi in avanti importanti sulla difesa, le materie prime critiche e la riforma del mercato elettrico. Su innovazione, decarbonizzazione e riduzione delle dipendenze è stata approvata a inizio anno la Competitiveness Compass, una vera e propria roadmap trasversale di implementazione. I maggiori ritardi, invece, si registrano nelle reti energetiche, nelle connessioni, nello scaling del cleantech (NZIA), nel mercato unico delle telecomunicazioni, nell’attuazione pratica e nella creazione degli standard nel quadro dell’AI Act. Ma andiamo con ordine e partiamo dalle buone notizie. Se il mare geopolitico è in tempesta, la difesa è diventata la priorità europea. La produzione Ue di missili e munizioni è in forte crescita, grazie all’ASAP (nomen omen), l’Act in Support of Ammunition Production e ad altri progetti. Nuovi impianti sono in costruzione e la capacità annua è già in rapido aumento, secondo diverse analisi indipendenti. Su questo guida la Commissione von der Leyen, con bandi, progetti e attuazione.

Bruxelles e Strasburgo hanno mostrato buona proattività per alcune filiere del settore energia, a partire dalle materie prime critiche (CRMA), con una prima ondata di progetti strategici approvati la scorsa primavera per litio, cobalto, manganese, grafite e terre rare, con investimenti e strumenti di supporto. In particolare sta avanzando a buon ritmo la creazione di poli europei, come le relative filiere in Francia. Stessa proattività nella riforma del design del mercato elettrico europeo: dalla sua entrata in vigore (luglio 2024) c’è stata una forte spinta al piano per acquisti comuni (PPA) e ai contratti per differenza a due vie, oltre alla messa a terra di iter snelli per i capacity mechanisms. Su questo la palla è già passata agli Stati nazionali, responsabili dell’implementazione e dell’approvazione di linee guida dedicate.

Lato costruzione del mercato unico dei capitali, la Commissione ha seguito il Rapporto Draghi presentando quest’anno sia la Strategia per la Savings & Investments Union, sia l’ECMS (Eurosystem Collateral Management System), quest’ultimo utile per l’armonizzazione. Sono tasselli necessari per l’integrazione dei mercati dei capitali.
Veniamo ora alle note dolenti e più preoccupanti. In primis il settore digitale e delle telecomunicazioni. Su questo Draghi ha chiesto di scalare e meno frammentazione. La Commissione ha avviato la riforma, verso un Digital Networks Act, ma sono ancora in corso le consultazioni e le call for evidence. Sia il consolidamento, sia l’armonizzazione stanno procedendo a rilento. Stessa solfa per AI e deep tech: l’AI Act è ancora in fase di roll-out, anche se i divieti sono già in vigore e gli obblighi per GPAI entrati in vigore il mese scorso. Linee guida e Code of Practice sono ancora in definizione e si registrano slittamenti per standard e alcuni deliverable. L’attuazione vera e propria richiede non solo tempo, ma maggior coordinamento.

Infine il lato oscuro del settore energia. Anche se il Net-Zero Industry Act è già in vigore e sono uscite le prime linee guida per i progetti strategici, la velocità di crociera rispetto agli obiettivi 203-2040 per la crescita della capacità produttiva di batterie, pompe di calore, elettrolizzatori e CCS è insufficiente. Stessa lentezza per l’implementazione del Grid Action Plan su eolico e solare rispetto ai target 2030. Code di connessione e colli di bottiglia nelle reti sono freni a mano importanti. Il piano strategico per la competitività di Draghi merita più allenamento Ue ai salti mortali. Ben riusciti.