Ludopatia, allarme tra i giovanissimi: in Italia è una delle dipendenze più diffuse

La ludopatia, per definizione, è quel disturbo della psiche umana che induce l’individuo a non riuscire a controllare l’impulso di giocare d’azzardo. Negli anni il termine è stato sempre più affiancato dalla definizione maggiormente calzante di “gioco d’azzardo patologico”. Quest’ultimo tende a svilupparsi nella popolazione adulta con percentuali preoccupanti, mentre tassi più elevati si rilevano soprattutto fra gli adolescenti e gli studenti universitari. Una patologia perciò che necessita quotidianamente il giusto approfondimento, visto che può manifestarsi in svariati modi e non è sempre facilmente diagnosticabile.

In Italia, la ludopatia, è una delle dipendenze più diffuse. Soltanto nel 2021, fonte Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, gli investimenti in denaro a favore dei giochi d’azzardo leciti è salita del 21% rispetto al 2020. L’attenzione dello Stato verso il fenomeno è aumentata progressivamente tanto che nel 2012 la ludopatia viene riconosciuta come vera e propria patologia, tanto da rientrare nei Livelli Essenziali Assistenziali, cosiddetti LEA e da qui permettere al soggetto affetto dal disturbo di poter ricevere le cure del Sistema Sanitario Nazionale.

Un atto divenuto necessario a contenere una dipendenza dilagante, cresciuta con l’esplosione di popolarità di alcuni sistemi di gioco online a fronte dei più obsoleti giochi fisici. Infatti se fino al 2019 la maggior parte della raccolta di denaro, sia pubblica che privata, avveniva su rete fisica, dal 2021, anche per via del Covid, il primato passa alla rete online. Sicuramente per la facilità e l’immediatezza con cui vi si può accedere e per la vasta gamma di scelta: dai giochi di carte ai giochi di sorte fino alle lotterie istantanee. La rete fisica continua invece a dare la possibilità di giocare alle slot machine, rientranti tra gli “apparecchi da intrattenimento”.

Nel 2023 il governo Meloni si è posto l’obiettivo di limitare il dilagare della ludopatia e di tutto ciò che da essa derivi: ansia, depressione, rabbia, tutti stati d’animo che non facilitano il benessere sociale. E qualcosa in tal senso si è mosso: ad esempio si è cercato di ridurre i tempi delle giocate, sono state allargate le maglie che regolavano la distanza dai cosiddetti “luoghi sensibili” per l’apertura di centri scommesse e sale bingo. Luoghi come scuole, caserme, chiese, centro anziani, ospedali, ecc. devono adesso distare almeno cinquecento metri, e non più trecento, nelle città maggiormente popolose, dalle sale da gioco.
Il governo ha inoltre coinvolto le regioni e a loro si è demandato di adottare la legislazione statale in modo tale da uniformare le sanzioni per chi si allontani dai dettami previsti e mettere gli enti locali in condizione di contrastare più efficacemente il fenomeno.

In Sicilia, ad esempio, la Regione ha istituito un numero verde per le segnalazioni di aiuto e si è detta pronta a rilasciare un marchio “Slot? No Grazie” agli esercenti che decidono di non installare questi apparecchi nei propri locali.
Anche l’Unione Europea ha fatto la sua parte. La Corte di Giustizia infatti ha bacchettato l’Italia per la decisione del governo di prorogare fino al 2024 le licenze per le slot machine e il betting online andando in senso contrario al lavoro di sensibilizzazione svolto dagli organismi europei negli anni. Nella nuova riforma di Bilancio il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giorgetti, ha ribadito di voler ulteriormente porre maggiore attenzione sul riordino del settore del gioco pubblico e questa è sicuramente una buona notizia così come lo è anche quella di aver destinato circa tre milioni di euro, per il 2024, al finanziamento di un progetto dell’Istituto Superiore Di Sanità su uno studio epidemiologico relativo al gioco d’azzardo patologico al fine di far conoscere e aiutare il legislatore nella lotta contro quello che a tutti gli effetti si potrebbe definire il nuovo “male” del secolo che distrugge indiscriminatamente famiglie e singoli individui.