Si sapeva che sarebbe stata questione di giorni, di ore. E infatti la misura cautelare agli arresti domiciliari è stata notificata a Luigi Cesaro ieri, a ventiquattr’ore dalla fine della precedente legislatura e dunque dallo scadere dell’immunità parlamentare dell’ex senatore, per decenni esponente dei berlusconiani in Campania.
Ora per Cesaro si apre una nuova fase, una sorta di resa dei conti con la giustizia, o meglio sarebbe dire con i pm che da anni indagano sul suo conto senza però essere mai arrivati finora a ottenere un rinvio a giudizio. Le inchieste fin qui a carico di Cesaro si sono concluse con archiviazioni e le misure cautelari chieste dai pm in passato sono state annullate dal Riesame con annullamento confermato in Cassazione. C’è quindi un lungo braccio di ferro giudiziario tra accusa e difesa.
A giugno scorso l’ex senatore, già coordinatore di Forza Italia e già presidente della Provincia di Napoli, decise di non riproporsi alle ultime elezioni, una scelta dettata anche dalla volontà di affrontare una volta per tutte, senza scudi di immunità, la querelle giudiziaria con i pm che lo accusano di aver avuto legami con esponenti del clan Puca di Sant’Antimo. Concorso esterno in associazione mafiosa è il reato in cui si condensano i sospetti della Procura, e cioè che tra il politico e alcuni camorristi vi sia stato un presunto «patto di reciproca convenienza», una sorta di accordo politico-mafioso.
Tutto si baserebbe sul contenuto di alcune intercettazioni telefoniche, quasi tutte però inutilizzabili tanto che a maggio 2021 il Senato ne autorizzò l’uso di 6 su 28. E proprio all’esito della decisione del Senato sulle conversazioni captate nel corso delle indagini, la Procura cambiò rotta decidendo di non chiedere più il carcere per l’ex parlamentare di Forza Italia ma gli arresti domiciliari. A dicembre 2021 la Giunta per le immunità, con 12 voti a sfavore e 7 astenuti, negò l’autorizzazione a procedere e così quella misura cautelare è rimasta sospesa fino all’altro giorno, quando è stata ufficialmente dichiarata chiusa la XVII legislatura e per Luigi Cesaro, non essendo stato rieletto (come detto, non si era nemmeno ricandidato) è ufficialmente decaduta l’immunità parlamentare.
Assistito dagli avvocati Alfonso Furgiuele e Michele Sanseverino, Cesaro aveva fatto sapere di essere intenzionato a costituirsi: «Il senatore – avevano spiegato giorni fa i difensori – intende confrontarsi direttamente ed esclusivamente con l’autorità giudiziaria confidando di poter contribuire all’accertamento dei fatti per i quali è stato accusato, per dimostrare in tempi brevi la propria innocenza».
