L’unilateralismo dei “paladini” Dario Fabbri e Rula Jebreal, propaganda a spese pubbliche: chiedete scusa alla comunità iraniana

A Parma si è tenuto l’evento culturale Dedalo”, una rassegna di incontri, talk e conferenze, patrocinata e finanziata dal Comune di Parma. Sulla carta, un momento di riflessione collettiva. Nei fatti, però, la serata conclusiva si è trasformata in un monologo ideologico privo di contraddittorio, che ha dato spazio e legittimità a una narrazione pericolosamente allineata alle posizioni di Hamas, del Cremlino e del regime islamico in Iran.

Durante una serata in particolare gli ospiti principali sono stati Dario Fabbri e Rula Jebreal. Dario Fabbri, intervenendo sul tema iraniano e russo, ha riportato una serie di affermazioni gravemente distorte. Ha affermato, per esempio, che Reza Ciro Pahlavi, principe ereditario e simbolo dell’opposizione iraniana, possiede cittadinanza americana. Questo è semplicemente falso: Pahlavi ha solo cittadinanza iraniana e viaggia con un passaporto politico rilasciato da un paese europeo. Ma è soprattutto l’analisi sociopolitica fornita da Fabbri a risultare allarmante: secondo lui, i giovani iraniani che si oppongono al regime islamico non desiderano vivere come gli occidentali. Una tesi che ignora volutamente anni di proteste e mobilitazioni per libertà, diritti e democrazia. Quei giovani, semmai, vogliono uscire da una teocrazia sanguinaria e tornare a un Iran moderno e laico, simile a quello che esisteva prima del 1979.

Ancor più grave è stato l’intervento di Rula Jebreal, che ha completamente rovesciato i fatti e ha dato voce, senza filtro, alla propaganda del regime islamico in Iran e di Hamas. Ha dichiarato, tra l’altro, che i missili lanciati dall’Iran contro Israele erano precisi e mirati solo a obiettivi militari. I fatti smentiscono questa versione: quei missili hanno colpito aree civili, ospedali, case di riposo e infrastrutture non militari. Jebreal ha inoltre accusato Israele di bombardare civili in Iran, cosa mai avvenuta. Israele ha colpito solo installazioni militari del regime, come basi dei Pasdaran, sedi della polizia morale e centri di controllo della censura. Sconcertante l’affermazione secondo cui Netanyahu non fosse presente in Israele durante gli attacchi. Una menzogna: il premier ha visitato Haifa proprio nei giorni successivi ai bombardamenti. Nulla invece è stato detto su Ali Khamenei, la guida suprema del regime islamico in Iran, che si è nascosto in un bunker per tutta la durata della crisi.

Non si è trattato di una serata informativa ma di un vero e proprio evento ideologico, presentato come “cultura”. La città di Parma, con i soldi dei contribuenti, ha dato spazio a un messaggio unilaterale, senza pluralismo, e con contenuti faziosi. Tutto questo è inaccettabile.