La Corte d’Appello di Torino ha deciso che un lavoratore di 57 anni, che è stato colpito da un tumore benigno all’orecchio destro, e che per causa di questo tumore ha perso in parte l’udito, dovrà essere risarcito. A noi sembra una cosa ottima che i lavoratori che si ammalano di tumore, e perdono una parte dell’udito, siano risarciti. Sembra invece un po’ curiosa la ragione per la quale è stato deciso questo risarcimento (circa 500 euro al mese per tutta la vita). La ragione è che, secondo i magistrati, il motivo per il quale questo signore si è ammalato è l’uso troppo frequente del telefonino. E la ragione per la quale questo telefonino veniva usato molto spesso stava nel lavoro della vittima.
L’Inail, che dovrà pagare il risarcimento, ha fatto osservare che in realtà, sin qui, l’Istituto Superiore di Sanità ha escluso che l’uso eccessivo del telefonino possa provocare il tumore. Ma all’istituto Superiore di sanità, in verità, lavorano solo scienziati e medici, non ci sono magistrati. E forse gli scienziati e i medici non ci capiscono tanto di malattie. Così i magistrati hanno deciso di sostituirli e, dopo aver attentamente esaminato un telefonino e un orecchio, hanno accertato che il telefonino provoca il tumore. Stavolta è andata bene. Qualche soldo a un lavoratore non è certo una disgrazia. Il problema è che ogni tanto i magistrati decidono, in base alla propria convinzione di capirci molto di medicina, di spedire in prigione dei medici innocenti. E questo è più doloroso.
