Poche ore fa, all’inizio di questa settimana, noi de Il Riformista parlavamo, insieme a pochi altri in Italia, di Zohran Mamdani, candidato alle primarie democratiche per la corsa a sindaco di New York. Segnalavamo come la sua fosse stata una campagna elettorale da vero underdog, e che la sua efficacia comunicativa lo avevano portato a raggiungere il secondo posto nella maggior parte dei sondaggi d’opinione.
L’ascesa di Mamdani
Stamattina sono cominciati ad arrivare i risultati del primo turno delle primarie, e i risultati hanno visto la vittoria con maggioranza relativa di Mamdani, che ha ottenuto circa il 43% dei voti contro il 36% dell’ex Governatore Andrew Cuomo, sostenuto dall’establishment del Partito Democratico, oltre che da una serie di fondi elettorali che hanno portato, nel complesso, circa 25 milioni di dollari nelle casse del suo comitato elettorale.
Mamdani è stato sostenuto, a livello nazionale, principalmente da Alexandra Ocasio-Cortez e da Bernie Sanders, figure lontane dall’establishment democratico e esponenti dell’ala sinistra del partito, che negli scorsi mesi sono stati impegnati nel tour “Fight The Oligarchy”, cercando di individuare delle nuove modalità di opporsi a Donald Trump. La rilevanza della vittoria di Mamdani è significativa, perché un autoproclamato “democratic socialist” che essenzialmente da zero riesce a vincere le primarie sulla forza delle sue idee e di un sostegno arrivato dal basso, con quasi cinquantamila volontari che hanno dato vita ad un movimento partecipato e appassionato come non se ne vedevano da tempo, forse proprio dalla campagna elettorale di Bernie Sanders nel 2016.
Va detto che la vittoria alle primarie potrebbe comunque non essere abbastanza per Zohran, dato il particolare scenario politico presente nella Grande Mela. L’attuale sindaco Eric Adams è stato escluso dalle primarie democratiche e ha deciso di ricandidarsi come indipendente, dopo che il sindaco ha stretto i legami con l’amministrazione Trump, che per sdebitarsi ha chiuso il procedimento legale che vedeva Adams accusato di corruzione. Ci si attende che Adams possa ottenere circa il 10% dei voti.
I volantini come terrorista islamico
Non è da escludere che anche Andrew Cuomo possa candidarsi fuori dai ranghi del Partito Democratico, nonostante la sconfitta alle primarie. La campagna dell’ex governatore è stata molto dura nei confronti di Mamdani, con centinaia di migliaia di volantini esplicitamente anti-Mamdani che hanno riempito le cassette della posta di tanti newyorkesi. Mamdani ha accusato Cuomo di aver realizzato dei volantini in cui sarebbe stata intenzionalmente allungata la sua barba e resa più scura la sua pelle, nel tentativo di farlo assomigliare il più possibile all’immagine tipica del terrorista islamico. Se queste sono le basi della campagna elettorale, è difficile pensare ad un sostegno di Cuomo verso il suo avversario.
Il rischio alienazione
Si apre adesso quindi una fase importante non solo a livello locale ma anche nazionale, in quella che potrebbe essere un’elezione che contribuirà a decidere il futuro del Partito Democratico, nonostante ovviamente sia necessario fare alcune precisazioni. Va detto, infatti, che se gli elettori delle grandi città, tipicamente progressisti, spingeranno sempre di più verso candidati dell’ala sinistra del partito, si pone anche il problema di andare a valutare le migliori modalità per tornare ad essere competitivi in tanti Stati, come ad esempio la Florida o l’Iowa, che dal 2012 hanno visto i dem perdere oltre 10 punti in favore dei repubblicani.
In pratica, seguire solamente la linea progressista rischia di alienare ulteriormente tanti Stati, con delle conseguenze rilevanti ad esempio al Senato, dove ogni Stato porta 2 eletti, mentre tendere verso il centro rischia di alienare la base progressista che tende ad essere la più entusiastica e in grado di mobilitarsi in modo efficace alle urne, come dimostra il caso Mamdani, che rappresenta un sentimento di forte volontà di rinnovamento della classe politica, e in cui è possibile che la forza delle idee possa superare il peso dei grandi fondi elettorali.
