Alice Brignoli, 43 anni, è partita da Bulciago, in Lombardia, con marito e quattro figli 5 anni fa alla volta della Siria: destinazione Stato islamico in qualità di foreign fighter. Credeva fosse il paradiso ma nel giro di pochi mesi ha capito che invece era l’inferno. Rintracciata dai Ros è stata fermata e riportata in Italia insieme ai suoi quattro figli minorenni con l’accusa di terrorismo internazionale. Suo marito Mohamed Koraichi invece è morto da combattente dell’Isis.
“È stato un grosso errore, lo Stato islamico in Siria non era il posto idilliaco che ci aspettavamo quando siamo partiti nel 2015, rispondendo al richiamo di al-Baghdadi, anzi volevamo tornare indietro”, ha detto Brignoli durante l’interrogatorio con il gip Manuela Cannavale. La donna ha chiesto subito dei suoi figli, re tre dei quali nati in Italia che hanno oggi 11, 9 e 7 anni, l’ultimo un neonato di un mese nato in Siria. Brignoli continua a dichiararsi di fede islamica ma non radicalizzata. È accusata di aver avuto un ruolo attivo nell’istruzione dei figli alla causa della jihad. Accusa che invece ha smentito.
A preoccupare infatti sono le foto che Brignoli inviava a sua madre e che teneva anche come immagine del profilo whatsapp: i tre figli maggiori, in tuta mimetica con il dito rivolto al cielo immortalati in una foto insieme a un altro bambino, figlio della vedova olandese di un altro jiadista. In un’altra foto il figlio maggiore, sempre in mimetica, imbraccia un fucile. Ma la donna ha sminuito tutto, dicendo che non sono stati addestrati. Era solo il marito ad avere contatti con gli uomini dell’Isis e a combattere al loro fianco.
Brignoli ha raccontato di essere partita nel settembre 2015 da Bulciago, in provincia di Lecco con tutta la famiglia, “aderendo a un appello video con cui il califfo Abu Bakr al-Baghdadi annunciò la fondazione dello Stato islamico”. Il loro è stato un viaggio di 5 giorni in auto con i bambini, Ismail, Ossama e S’ad, allora di 6, 4 e 2 anni. Il marito, un 35enne di origini marocchine, è morto poche settimane fa, per un’infezione intestinale, poco dopo la nascita del quarto figlio. La donna racconta che a Bulciago la famiglia non si sentiva a proprio agio, anche perché “venivamo presi in giro in quanto islamici”.
In Siria la famiglia ha vissuto a Raqqa e in altre località, ha raccontato sempre Brignoli. “Ci aspettavamo un posto idilliaco per gli islamici, con case e scuole, ma abbiamo trovato la guerra”. Per questo motivo il gruppo avrebbe più volte tentato di tornare invano in Italia.
