Sale ad almeno dieci persone, di cui un uomo di 44 anni ricoverato in gravi condizioni, il bilancio di una intossicazione alimentare da mandragora, una verdura velenosa scambiata per spinaci e acquistata sfusa in diversi negozi dei comuni napoletani di Quarto e Monte di Procida. L’uomo dall’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli è stato trasferito in rianimazione al San Giuliano di Giugliano: presenta una polmonite da ingestione perché avrebbe perso conoscenza e ingerito il proprio vomito.
Il sospetto è che le persone intossicate, appartenenti a due diversi nuclei familiari, abbiano mangiato soprattutto spinaci. Sei di queste sono ricoverate all’ospedale puteolano. I carabinieri hanno avviato accertamenti nei fruttivendoli in cui le due famiglie hanno fatto la spesa di frutta e verdura. Prodotti acquistati all’ingrosso al mercato ortofrutticolo CAAN (Centro Agro Alimentare di Napoli) di Volla da più di un grossista. Gli accertamenti dei carabinieri, in sinergia con i colleghi del NAS e con personale specializzato delle ASL competenti territorialmente, hanno rintracciato i primi lotti verosimilmente a rischio mandragora.
Da quanto accertato finora alcuni dei lotti sono stati commercializzati da società di Forio d’Ischia, Aversa, Volla, San Valentino Torio (SA) e Avezzano (AQ). Le ASL territorialmente competenti hanno sottoposto l’alimento a blocco ufficiale ai sensi dell’art. 137 e 138 del Reg. UE 625/17 per effettuare campionamenti e analisi.
Si sta percorrendo la filiera di distribuzione per rintracciare i lotti verosimilmente a rischio “mandragora”. Da quanto accertato finora alcuni dei lotti sono stati commercializzati da società di Forio d’Ischia (Napoli), Aversa (Caserta), Volla (Napoli), San Valentino Torio (Salerno) e Avezzano (L’Aquila). Le ASL territorialmente competenti hanno sottoposto l’alimento a blocco ufficiale ai sensi dell’art. 137 e 138 del Reg. UE 625/17 per effettuare campionamenti e analisi.
Spinaci freschi o biete che in realtà erano mandragore, pianta che data la forma delle sue radici, nell’antichità veniva considerata una pianta dai poteri soprannaturali, tanto che quando ci si metteva in procinto di estirparla gli antichi erano soliti rispettare un certo rituale. Ma si tratta di una pianta molto comune in tutto il Mediterraneo
Anche l’Asl Napoli 2 Nord è al lavoro. Sono stati allertati tutti i pronto soccorsi della Asl Napoli 2 Nord perché nel caso in cui dovessero presentarsi persone con allucinazioni, vomito e febbre vengano avvisate anche le autorità. In corso gli esami tossicologici per cristallizzare quello che per ora è solo un sospetto.
“In attesa dei relativi chiarimenti – dice il sindaco di Pozzuoli, Gigi Manzoni – si raccomanda di evitare di acquistare e consumare verdure simili sfuse (spinaci, biete etc.). Siamo vicini ai cittadini intossicati e ai loro familiari e seguiamo, insieme alle forze dell’ordine ed alle autorità sanitarie, l’evolversi della situazione”.
La mandragora è una pianta largamente diffusa in tutta l’area del Mediterraneo e appartiene alla famiglia delle Solanaceae, con piccoli fiorellini blu e foglie dal colore verde intenso, così come l’arbusto, che la fa somigliare molto agli spinaci. A un occhio non esperto, può sembrare spinaci, bietola selvatica e borragine. La mandragola autunnale (mandragora autumnalis) presenta un grado maggiore di tossicità rispetto alle altre mandragole. La sua radice ha una biforcazione che ne dà una forma quasi antropomorfa (maschile e femminile), motivo per cui in passato si riteneva che avesse proprietà anestetiche, analgesiche e afrodisiache. È l’intera pianta a essere potenzialmente pericolosa per la presenza di sostanze allucinogene: contiene infatti alcaloidi come scopolamina, atropine e ioscina. Si tratta di una pianta nota fin dai tempi antichi, tanto da essere citata nella Bibbia mentre nel mondo greco-romano era associata a Ecate. Tante le leggende nate nel Medioevo: in particolare si credeva che, per la sua forma antropomorfa, urlasse quando veniva estratta dal terreno, motivo per cui ci si doveva tappare le orecchie quando la si raccoglieva. Dopo aver ingerito questa pianta, potrebbero presentarsi uno o più dei seguenti sintomi: secchezza delle fauci; visione offuscata e midriasi; aumento della temperatura corporea; difficoltà di minzione; sonnolenza; tachicardia; vertigini; mal di testa; delirio e allucinazioni. La terapia da somministrare in emergenza è la fisostigmina per via endovenosa, terapia da effettuare in ospedale.
