Manovra bocciata da Marattin: “Per realizzare due inutili bandierine di Salvini si perde altra occasione per ridurre le tasse al ceto medio”

Luigi Marattin PLD in occasione dell’evento kermesse di Fratelli d’Italia FDI Atreju 2025. Roma, Venerdì 12 Dicembre 2025 (foto Mauro Scrobogna / LaPresse) Luigi Marattin PLD on the occasion of the Fratelli d'Italia FDI Atreju 2025 event. Rome, Friday December 12 2025. (Photo by Mauro Scrobogna / LaPresse)

Il segretario del Partito Liberaldemocratico Luigi Marattin, da economista e deputato in Commissione bilancio, segue ogni dettaglio della manovra in corso di approvazione.

Domanda secca: che manovra sarà?
«Sbaglia chi critica la manovra perché troppo ridotta. Lo impongono le nuove regole europee, che probabilmente nessuno ha neanche mai letto. Tutte le manovre d’ora in poi saranno scarne, a meno di non voler ridurre altre spese o alzare le tasse. La mia critica alla manovra è invece sempre la stessa: per realizzare due inutili bandierine di Salvini (l’anticipo dell’età pensionabile e la rottamazione) buttano via 2 miliardi che invece io avrei utilizzato per tagliare di 10 punti le tasse al ceto medio, invece della mossa puramente simbolica che ha fatto il governo».

Lei ha ironizzato sulla nomina di Claudio Borghi al Ministero dell’Economia. Al di là della battuta, cosa sta succedendo?
«Sul maxi-emendamento si sono scontrati l’atteggiamento responsabile di Giorgetti col populismo di Borghi, e ne è uscito totalmente vincitore quest’ultimo. Che pertanto a questo punto è il vero ministro dell’Economia, e che Dio ci aiuti. Ma quella vicenda dice anche altro: ad aver affossato la sacrosanta norma sul silenzio-assenso del Tfr alla previdenza complementare (che avrebbe favorito i giovani) è stato anche il Pd, che l’ha definita “la privatizzazione del Tfr”. Ennesima dimostrazione di come il quadro politico italiano sia stretto in una morsa di due populismi uguali e contrari».

Il raddoppio della Tobin tax dallo 0,2 allo 0,4 per cento viene presentato come misura di equità. L’ennesimo segnale ostile verso il mercato?
«È una scelta sbagliata. Quando a livello nazionale ti inventi una tassa (come fece Monti nel 2012) – e ora addirittura la raddoppi – su una base imponibile perfettamente mobile, succede solo una cosa: quella base imponibile saluta e se ne va. Una tassa come quella ha senso almeno a livello europeo, se proprio si deve mettere».

Nella stessa riformulazione compare una tassa da due euro sui piccoli pacchi provenienti da Paesi extra UE. È davvero una misura di concorrenza leale o rischia di colpire soprattutto consumatori e piccole imprese digitali?
«Guardi, lei sa come la penso. Prima di mettere una nuova tassa (o alzarne una esistente) io vorrei vedere qualcuno che mette un freno alla spesa pubblica, perché è lì che sta l’emergenza. Negli ultimi 25 anni la spesa sociale è cresciuta da 195 a 445 miliardi, cinque volte più del Pil. Eppure il numero dei poveri è triplicato. Al suo direttore cosa gli fanno se gli raddoppiano il budget e dimezza le vendite? E perché invece la spesa pubblica, che viene dalle tasche dei contribuenti, deve essere sempre immune da considerazioni di efficienza?».

In commissione Bilancio avanza anche la riapertura del condono edilizio del 2003…
«Sono decenni che ci trasciniamo questa ipocrisia. Se le abitazioni sono abusive, o si abbattono o si condonano (garantendo però gli interventi di messa in sicurezza per chi ci vive). Nel primo caso, avendo cura di trovare una sistemazione alternativa per gli occupanti prima di azionare la ruspa. Ma servono scelte chiare. Invece da decenni si sposta solo il problema più avanti, salvo periodicamente fare questi ammuine inutili».

In tema di pensioni avete lanciato un appello netto al governo: non mollare. Perché?
«L’Italia ha la spesa previdenziale più alta del mondo. E il decennio prossimo, a causa della dinamica demografica già acquisita, salirà ancora. E negli ultimi decenni l’unica coorte demografica che ha visto salire il proprio reddito in termini reali sono gli over 65. Se non facciamo qualcosa per riaccendere la crescita in Italia, l’attuale sistema non sarà più sostenibile (per gli stessi anziani, tra l’altro). E per riaccendere la crescita, serve frenare la crescita della spesa previdenziale e dirottare le risorse su giovani, famiglie, produzione e investimenti».

Sul Mercosur lei difende l’accordo anche contro le proteste di parte del mondo agricolo. Perché l’Italia, a suo giudizio, rischia ancora una volta di perdere un’occasione di crescita?
«Perché la politica italiana è ostaggio di interessi legittimi ma di parte, organizzati e poco inclini al cambiamento. Dai tassisti ai balneari, passando per le società partecipate e gli agricoltori. Gli interessi delle parti più dinamiche della società non interessano alla politica, perché non sono organizzati e non pesano elettoralmente. Ecco perché sbaglia chi pensa che sia la politica la sola responsabile del declino del paese».