Alla fine è arrivata. Ci sono voluti diversi giorni, ma il Parlamento europeo a distanza di quasi due settimane dagli attacchi di Hamas a Israele è riuscito a trovare una quadra e a votare una risoluzione comune sulla escalation in Medio Oriente. Con 500 voti a favore, 21 contrari e 24 astensioni, è stato approvato ieri dalla plenaria di Strasburgo il testo in cui sono presenti alcuni punti essenziali. A partire dalla ferma condanna degli “attacchi brutali” contro Israele e dalla necessità di eliminare “l’organizzazione terroristica Hamas”. Nei vari paragrafi della risoluzione comune, anche il riconoscimento del diritto di Israele all’autodifesa, che tuttavia deve “rispettare rigorosamente il diritto internazionale umanitario”. Serve poi “una pausa umanitaria” per prevedere canali di fornitura di aiuti ai civili nella Striscia di Gaza, visto il rapido deterioramento della situazione umanitaria.
Non è passato, invece, l’emendamento per inserire la richiesta del “cessate il fuoco immediato” avanzato dai rappresentanti delle Sinistre, che infatti – almeno in parte – hanno votato contro l’intera risoluzione. Tanti altri i riferimenti a ciò che sta avvenendo in Medio Oriente: dalla denuncia verso il sostegno dell’Iran a Hamas, all’appoggio per una soluzione diplomatica e negoziale, passando per la necessaria distinzione tra le aspirazioni del popolo palestinese e gli atti terroristici di Hamas o la richiesta di un’inchiesta indipendente sulle responsabilità dell’esplosione nell’ospedale di Al-Ahli a Gaza.
Ma all’interno della risoluzione si trova anche una stoccata lanciata dagli europarlamentari all’indirizzo degli altri organi di Bruxelles. Un paragrafo che conferma la confusa reazione dei vertici europei dopo il 7 ottobre. Le dichiarazioni e le azioni “non coordinate” da parte di vari rappresentanti dell’Ue – evidenzia il Pe – hanno portato a un “approccio incoerente” nei confronti del conflitto. Per questo ha pressato Commissione e Consiglio ad affrontare in modo coordinato la situazione e “parlare con una sola voce per consentire all’Ue di essere all’altezza delle sue ambizioni geopolitiche”. Ora sta a Ursula von der Leyen, Charles Michel e Josep Borrell capire quale voce usare.
