La contraddizione delle democrazie: la perdita di fiducia nelle istituzioni porta a svolte sovraniste

Nella “viscere della storia” si può pensare che siano rimasti , non indagati, tesori di cultura, insospettate potenzialità antropologiche, così come pulsioni arcaiche, sogni, pregiudizi: un rimosso inferno infantile che preme per la sua reincarnazione. «Nessuna antropologia - scriveva Elvio Fachinelli - che si voglia all'altezza del suo oggetto, potrà in futuro trascurare di esaminare e approfondire queste potenze interne». L’uscita dal dualismo si era affacciata alla coscienza storica con i movimenti non autoritari degli anni Settanta, sintomo essi stessi della modificazione dei confini tra privato e pubblico, e, contemporaneamente, prefigurazione di nuove forme dell’agire politico. Si era venuto definendo allora – sono le parole di Fachinelli - «un campo pratico-teorico irriducibile ai termini della coppia. (…) il passaggio del bambino da essere biologico a essere inserito nell'universo simbolico proprio dell’uomo». Il problema era di cercare nessi, che ci sono sempre stati, tra un polo e l’altro e spingere le analisi politiche verso una “regione bio-psico-sociologica”. Non si poteva immaginare allora che i nuovi percorsi aperti dal ’68 e dal femminismo come riscoperta della politicità del vissuto personale, uscita dalla passività e dalla delega, partecipazione di coloro che sono sempre stati esclusi dal potere, valorizzazione dei sentimenti e dei sogni, sarebbero stati nel giro di alcuni decenni assorbiti dalle tecnologie digitali, ripresi e piegati a finalità opposte dal populismo di destre autoritarie. Nell’ “acquario Web” si può dire che passano la saldatura tra leader carismatico e popolo, e l’illusione partecipativa. «L’affermazione globale di Internet – si legge nel libro di Alessandro Dal Lago, Populismo digitale (Raffaello Cortina 2017)- rende superflua la distinzione fondamentale tra vita pubblica e vita privata. Chi agisce in rete, come blogger, come commentatore, acquirente, semplice flaneur o attore politico potenziale, si trova in una situazione privata, perché è a casa sua o comunque isolato, e al tempo stesso pubblica». Tipico del populismo digitale di leader come Trump, Salvini, Grillo, è il coinvolgimento che passa attraverso un linguaggio rozzo, volgarità, sensazionalismo, ammiccamenti ai ceti impoveriti dalla crisi economica, ritorno alle logiche amico-nemico, che si tratti di migranti, omosessuali o femministe. Dell’importanza di un “rapporto emotivo” sembra essersi accorta tardivamente anche la sinistra partitica, oggi all'affannosa ricerca di “un’anima”. Che ci siano movimenti, come quello delle Sardine, a offrirgliene una all'occorrenza, non sembra sufficiente. Si potrebbe invece vedere nel movimento a difesa dell’ambiente e nella rete globale femminista di Non Una Di Meno, oggi protagonisti sulla scena del mondo, la “ripresa” di quella cultura politica che negli anni Settanta avviato forme nuove e più libere di convivenza umana.