Maggioranza e opposizione hanno seguito col fiato sospeso il vertice di Washington. Sul tavolo la guerra in Ucraina e i fragili equilibri globali. C’era chi faceva il tifo per l’Europa, chi per Kiev, chi per Mosca. Bisogna ammetterlo: Giorgia Meloni se l’è cavata anche stavolta. Piaccia o meno ha indicato una strada che i leader con Zelensky hanno accettato di seguire. Macron, da statista serio, non immagina certo di mandare al fronte i figli dell’Europa ma insiste sulla necessità di un impegno militare e politico più solido. D’altro lato Salvini cita il Papa per invocare la pace, mentre l’opposizione si divide tra chi chiede più armi e chi accusa il governo di ipocrisia.
Meloni vera ministra degli Esteri
Meloni si conferma la vera ministra degli Esteri del suo governo. Nello stesso giorno lei era al fianco di Trump e degli altri capi di Stato al summit globale, mentre Antonio Tajani era a Berna, impegnato in un bilaterale con il ministro degli esteri svizzero. Un’immagine eloquente, la premier al centro del palcoscenico internazionale, il titolare della Farnesina in seconda fila.
Schlein alla Casa Bianca…
Proviamo però anche un gioco fantapolitico, quasi una provocazione. Riuscita a immaginare, Elly Schlein alla Casa Bianca al posto della Meloni? Possiamo immaginarla, sì, ma non riusciremo a non ridere. Di Schlein, studiandola e seguendola da anni, non si è capito molto delle sue posizioni in politica internazionale. A partire dall’Ucraina, la cui posizione è sempre sfumata e mai netta.
Resta una verità di fondo: se l’Europa avesse parlato con una voce sola sarebbe stata più forte sull’Ucraina, ma anche sui dazi, sul commercio, sulla Russia, sugli Stati Uniti. Eppure, come scriveva Italo Svevo parlando della malattia della volontà, siamo sempre tutti d’accordo sulla necessità di un’Europa univoca, ma il giorno dopo nessuno fa nulla per costruirla davvero.
Meloni resiste nonostante Salvini…
Tra Tajani che invoca la clausola Nato per garantire la sicurezza di Kiev, Guerini che rivendica il ritorno dell’Italia tra i volenterosi, Conte che accusa Meloni di esultare per gli spiragli di pace dopo anni di politica guerrafondaia e Renzi che vede in Putin il disegno di una nuova Yalta, la fotografia è chiara: l’Europa resta divisa, l’Italia ondeggia, ma Meloni resiste al timone. E allora la domanda è, cosa succederebbe se ci fosse il centrosinistra al governo? E cosa succederebbe invece se con un governo di centrodestra Salvini fosse il titolare della politica estera? Ecco, navigando tra questi due scogli che gli europeisti e gli atlantisti iniziano a vedere chiarissimi nei loro cannocchiali, appare chiaro come il governo Meloni può durare a lungo, al netto degli accorgimenti di bordo necessari per tenersi al riparo da quegli scogli.
