C’è qualcosa di significativo nel fatto che a interrogarsi sul futuro di Milano sia anche chi, oggi, non siede nei banchi delle istituzioni cittadine. Il Partito Liberal Democratico di Luigi Marattin, formazione di recente nascita e priva di rappresentanti nel consiglio comunale, ha scelto di organizzare un convegno dedicato alla visione presente e futura del capoluogo lombardo. Una scelta che merita attenzione e che abbiamo voluto raccogliere.
Nelle scorse settimane abbiamo sostenuto che la politica debba tornare a pensare la città prima ancora di amministrarla. Oggi aggiungiamo un corollario: la riflessione sul modello urbano non può essere appannaggio esclusivo di chi detiene il potere. Anzi, talvolta è proprio la distanza dalle stanze dei bottoni a consentire uno sguardo più libero, meno condizionato dalle urgenze quotidiane e dai compromessi che l’esercizio del governo inevitabilmente impone.
Milano ha bisogno di idee che vengano da più direzioni. Ha bisogno che forze politiche diverse – governative e di opposizione, radicate e nascenti – si misurino sulla stessa domanda fondamentale: quale città vogliamo costruire? Non per trovare necessariamente risposte condivise, ma per alimentare un dibattito che oggi langue, schiacciato tra l’emergenza giudiziaria e la gestione dell’ordinario. L’intervista a Marattin che ospitiamo sul nostro giornale va letta in questa chiave: come contributo a una discussione che deve tornare a essere plurale, aperta, coraggiosa. Votata al confronto, non allo scontro. Che in politica coltivi la visione e non la rendita da posizione.
