La decisione della Cassazione sul ricorso della Procura segna uno spartiacque per Milano. Il rigetto definitivo dell’arresto per l’imprenditore e per gli altri indagati, al centro delle inchieste urbanistiche che hanno scosso la città, parla ancora una volta di una magistratura che si nutre di teoremi. Ma proprio questo epilogo, che smonta l’ennesimo castello accusatorio, deve spingerci a una riflessione più profonda sul futuro della città.
Milano non può restare ostaggio di un giustizialismo che paralizza lo sviluppo e alimenta narrazioni da bava alla bocca. La vera risposta alle sfide urbane non sta nelle aule di tribunale e men che meno nelle piazze, ma nella capacità della politica di costruire progetti credibili e condivisi. Ed è proprio questo che sta accadendo, con anticipo rispetto alle elezioni del 2027: forze politiche diverse stanno finalmente mettendo al centro il confronto sulle idee. Un esempio virtuoso viene dall’assessora Anna Scavuzzo che, ignorando i cori manettari che pure albergano nel consiglio comunale e nella stessa maggioranza di centrosinistra, ha avviato il procedimento di variante normativa del PGT per la rigenerazione urbana. È questa la politica che serve: pragmatica, concreta, che guarda al futuro della città invece di piegarsi ai giustizialisti di turno.
Questa stagione di fermento politico, che vede susseguirsi convegni e presentazioni di visioni per la città, assume oggi un significato ancora più rilevante. Non è anticipazione elettorale, ma costruzione paziente di soluzioni concrete ai problemi reali: casa, sicurezza, sviluppo sostenibile, innovazione. È la politica – quella sana – che torna a fare il suo mestiere: progettare il futuro invece di inseguire le inchieste.
In questo contesto, guardiamo con favore alle iniziative di confronto che emergono sia da Forza Italia che dalle componenti più ragionevoli e riformiste del centrosinistra. Milano ha bisogno di questo dialogo costruttivo, di questa politica del fare che superi le barricate ideologiche e i processi sommari mediatici. Milano merita di tornare a correre, libera dai lacci del pregiudizio e forte di un progetto condiviso. Il crollo dei teoremi giudiziari sia l’occasione per rilanciare la buona politica.
