Ho appena lasciato alla mia sinistra la Cina. Il virus (che di sicuro non si è limitato alla provincia di Wuhan), ha ridotto le istanze della borghesia nascente, troppo protesa a imitare i consumi occidentali. Una grande occasione per fare un po’ d’ordine, mentre cala la produzione, e investire i miliardi di valuta disponibili, per approfittare dei crolli in Borsa dello scorso anno e comprare in saldo, banche, tecnologie strategiche e brand di prestigio. Dicono che anche Arnault, monopolista del lusso, possa deporre le armi, perché l’Occidente non compra più, e i mercati orientali con i dazi sarebbero preclusi. Meglio capitalizzare e magari reinvestire nel Green, o nell’oro del futuro: l’acqua dolce. Sembra che stia ripescando antichi studi fatti a Napoli trent’anni fa, per il recupero dell’acqua prodotta dall’Artide in scioglimento. All’epoca faceva ancora troppo freddo. Ma oggi con i Canali aperti, non è impensabile stoccare e trasportare l’acqua contenuta in miliardi e miliardi di chilometri cubi di iceberg. Ed eccomi arrivato sulla vecchia Europa. È proprio il caso di dirlo: vecchia. Intorno alla potenza e all’intransigenza della Germania, si è di fatto aggregato un unico mercato, che nelle sue conformazioni generali e strutturali, assomiglia con tutta evidenza all’Impero Prussiano, allargato a quello Austroungarico. Sembra arrivata infine a meta, l’antica ambizione di Bismarck (dal Reno a Varsavia, con un po’ di Baltico che non guasta mai), per non evocare fantasmi ben peggiori. Battaglia facile: economia, bisogno di sicurezza e piatti a tavola, sono più forti di cannoni e panzer. Meglio autotutelarsi intorno a un camino che altro non è che una lingua vagamente comune, e a un codice mentale che certo non è quello di Roma, Palermo, Valencia o Marsiglia. D’altra parte, non diversamente ha fatto la “Nuova Inghilterra Uexit” - ora alla mia destra - che con gli incartapecoriti Stati Uniti, ha organizzato un altro blocco culturale, linguistico ed economico. La vedo, la coppia di tuppi biondo-cotonati, che si ripetono vicendevolmente: “America first” e “Honny soit qui mal y pense” - che è il motto dei Leoni Rampanti - in due, sopra la cassa del morto (che è il nostro perduto Occidente post-illuminista) e una pinta di rum… Comincio a perdere spinta e scendo di quota. Se non sbaglio i calcoli, finirò nel mare delle Azzorre, dopo aver visto con smarrimento, le tre frattaglie di quell’Europa Unita, che non ha saputo unirsi veramente e per tempo. Le promesse e i giuramenti dello scorso anno, nel pieno della paura, sono svaporati nella litigiosità gallica, negli orgogli castigliani e catalani, e anche nel provincialismo dei Comuni e delle Regioni, che l’Italia non ha mai superato totalmente. Francia, Italia, Spagna… eccole lì, le culle della Meraviglia Umana, svendute ai cinesi, abbandonate al loro destino dalle comunità disciplinate del Nord, pronte a lusingare l’uno o l’altro dei nuovi imperi. Ma questa volta non ci sarà alcun Papa, o graziosissima cugina regina, in grado di chiamare qualcuno per farsi “salvare”. Perché la vera differenza con quello che è accaduto da Carlo Magno in poi, è che forse questa volta, a noi marginali d’Europa, ci diranno: “arrangiatevi”
Mondo 2021, ecco come saremo tra un anno
