Dalla Sicilia – terra di Luigi Pirandello e di Leonardo Sciascia – arrivano sempre notizie sorprendenti. Oggi vi raccontiamo la curiosa storia di una “poltrona per due”. Mentre all’ordine del giorno della politica siciliana c’è il rimpasto nella giunta Schifani e montano pure gli appetiti famelici sulla spartizione dei sottogoverni, alla Corte d’Appello di Palermo è stata sospesa da pochi giorni l’esecutività della sentenza del 22 gennaio scorso, che riconosce Santo Primavera quale legittimo deputato all’Assemblea Regionale Siciliana. Un fatto locale che assume, per chi ama la politica e il diritto, straordinaria valenza nazionale.
Contro l’eleggibilità di Salvatore Giuffrida aveva fatto ricorso Santo Primavera. Nel gennaio scorso Salvatore Giuffrida, che nel frattempo era transitato nel gruppo della Dc di Totò Cuffaro, decade dalla carica di deputato e al suo posto subentra, all’Assemblea Regionale Siciliana, Santo Primavera che aderisce al gruppo misto. La decisione era stata presa dalla Corte d’Appello, che aveva accolto il ricorso presentato da Primavera. Oggi lo stesso collegio giudicante della Corte di Appello priva di effetti esecutivi la stessa sentenza di alcuni mesi fa.
In attesa di ulteriori sviluppi, resta forte il senso di incertezza istituzionale attorno a una vicenda che tocca direttamente la rappresentanza democratica e il diritto all’effettività delle decisioni giudiziarie. Quindi, Santo Primavera è da sentenza di Appello deputato regionale, però tutto rimane sospeso in attesa della sentenza di Cassazione. Lo stesso collegio giudicante motiva la sospensione per la sussistenza di un “danno grave e irreparabile”, il cui presupposto “va verificato all’esito di una valutazione che deve riguardare, sotto il profilo soggettivo, la sussistenza di un eccezionale sproporzione tra il vantaggio che può ricavare il creditore dell’esecuzione della decisione e il pregiudizio che ne deriva dall’altra parte, tale da apparire superiore a quello di norma conseguente all’esecuzione forzata; e sotto il profilo oggettivo, la ricorrenza di una situazione di pregiudizio irreversibile ed insuscettibile di restitutio in integrum”. Cosa c’entrano il debitore e il creditore in una carica elettiva? In Sicilia certi tempi sembrano davvero riportare alle provocazioni di Pirandello, quando non ai paradossi di Sciascia. E dentro a una vicenda che esige chiarezza in nome dell’esigenza di dare coerenza al mandato elettorale, si insinuano pastoie e dubbi, forse perfino sospetti.
Con il rientro di Salvatore Giuffrida tra i banchi a Sala D’Ercole, a Santo Primavera, che ha a suo favore una sentenza della Corte d’Appello che gli dà ragione, non rimane che attendere la Corte di Cassazione. E del danno che finirebbe per subire Primavera, eleggibile ma impossibilitato a proseguire il mandato parlamentare, chi ne risponderà?
