Netanyahu si candida alle elezioni del 2026: il piano di Bennett per batterlo

Netanyahu ha dichiarato a gran voce che si ripresenterà alle prossime elezioni politiche che si terranno a fine ottobre 2026, a meno di una improbabile crisi di governo nell’immediato futuro che porterebbe alle elezioni anticipate.

L’ultimo sondaggio del giornale israeliano Maariv indica la coalizione di opposizione in vantaggio di 4 seggi. Una cifra non sufficiente per poter arrivare al fatidico numero di almeno 61 seggi necessari per avere la maggioranza, che potrebbe però ottenere rivolgendosi alla parte parlamentare araba Ra’am, più moderata e pragmatica. Ra’am, con il suo leader Mansour Abbas, ha già cooperato con coalizioni di governo e fu corteggiato anche da Bibi dopo le elezioni del 2021. Per quanto riguarda il partito di Bibi, il Likud, che è un partito di destra conservatore laico che guida l’attuale governo, gli ultimi sondaggi lo danno in ascesa e in recupero dopo il grande calo post 7 Ottobre 2023. Il partito che rischia di più nei sondaggi all’interno della coalizione di governo è quello guidato dal ministro delle finanze Smotrich che potrebbe non superare la soglia di sbarramento per entrare in Parlamento. Il ministro della Sicurezza Ben Gvir, invece, è “ben piazzato” nei sondaggi e il suo populismo aggressivo ha successo negli ambienti di destra religiosi nazionalistici.

I due partiti religiosi ultra ortodossi, lo Shas e lo United Torah Judaism, mantengono le loro posizioni ma minacciano l’attuale governo e l’eventuale prossimo con Bibi nel caso non vengano accolte le loro richieste. Anche nelle fila dei partiti di opposizione la situazione non è rosea; Benny Gantz, con il suo partito Blu and White, insieme a Gadi Eisenkot (Yashar), rischiano anche loro di non entrare in Parlamento. Gantz, fino a un anno fa, era considerato il più’ probabile successore di Bibi, ma la scelta di uscire dal “gabinetto di guerra” e tornare all’opposizione si è rivelata politicamente disastrosa. Anche Yair Lapid, leader dell’opposizione e del partito Yesh Atid (C’è un futuro) non naviga in buone acque e fatica a mantenere, nelle previsioni, gli stessi risultati elettorali delle ultime elezioni.

Difficile che il prossimo anno possa ricostituirsi lo stesso blocco di governo attuale. Netanyahu sicuramente spera e crede di convincere a “saltare” dalla sua parte alcuni partiti che già in passato hanno costituito una sezione importante del suo governo. L’attuale ministro degli Esteri Gideon Sa’ar è passato dalla lista di “Unità Nazionale” rompendo l’alleanza con Gantz nel 2024 per entrare a far parte del governo ed essere nominato ministro. Questo è successo perché Sa’ar è stato escluso dal “gabinetto di guerra” durante la guerra a Gaza. Avigdor Liberman (Israel Beitenu), nazionalista di destra laico e molto duro sul servizio militare obbligatorio, è storicamente pronto a negoziare accordi se lo dovesse ritenere politicamente conveniente.

L’auspicio forse sarebbe quello di un governo di coalizione più’ largo insieme ai partiti di centro perché avrebbe il grande pregio di eludere il ricatto politico dei vari Ben Gvir, Smootrich e dei partiti religiosi ultra ortodossi. L’unico personaggio che potrebbe stravolgere lo scenario politico attuale è Naftali Bennett, già Primo ministro del governo di coalizione anti Netanyahu per un anno dal giugno 2021, ma non presente nell’attuale Parlamento. Secondo i sondaggi e molti opinionisti, lui è l’unico che potrebbe fare confluire i voti moderati verso una coalizione di centro sinistra e battere Bibi alle elezioni. Alla fine non si può escludere che si dovrà tornare a votare nuovamente dopo le elezioni che si terranno il prossimo anno per l’impossibilità pratica di trovare una maggioranza, come già accaduto in passato.