L'intervista
Omicidio Charlie Kirk, Witold D’Humilly De Chevilly: “Difendeva la libertà di parola, gli è costata la vita. E c’è chi ha osato festeggiare”
Raggiungiamo al telefono Witold D’Humilly De Chevilly, direttore di New Direction, il think tank di riferimento dei conservatori europei, a Bruxelles, mentre arriva la notiza dell’arresto del presunto assassino di Charlie Kirk.
Direttore, come ha reagito il mondo conservatore europeo alla notizia dell’omicidio?
«Siamo sconvolti, ovviamente. Indipendentemente dalle opinioni di Kirk, è inaccettabile che qualcuno venga ucciso per le proprie idee. L’assurdo è che Kirk difendesse proprio quella libertà di parola che gli è costata la vita».
C’è chi nel mondo progressista ha festeggiato.
«Questa è la cosa che più mi ha sorpreso».
Cosa sarebbe successo se qualcuno avessero sparato a Greta Thunberg?
«Immagino che al parlamento europeo avrebbero rispettato un minuto di silenzio. Com’è doveroso che sia. Peccato che non sia stato così per Kirk. L’europarlamentare svedese Charlie Weimers (Gruppo Ecr, Ndr) l’ha chiesto, alla plenaria di giovedì a Strasburgo. Ma hanno avanzato regolamenti e procedure che lo impedivano e così non si è fatto nulla. Non c’è neutralità. Il trattamento che riceviamo è di un altro livello».
In Italia diciamo “due pesi e due misure”. È così anche in Europa?
«Non solo in Europa. In Usa, due settimane fa, una donna ucraina, fuggita dalla guerra, è stata accoltellata senza motivo da un aggressore di colore e praticamente non ne ha parlato nessuno. È triste. Quello che è successo, però, dovrebbe darci energia per continuare a combattere».
Per cosa combattono i conservatori?
«Per non dimenticare il passato, lottare per il futuro, ma anche garantire un presente dignitoso. Il conservatorismo riguarda la tradizione, il buon senso e il rispetto della storia. Non è contrario al cambiamento, purché sia positivo. La nostra controparte parla solo del futuro. A volte del presente. Mai del passato. La storia non può essere dimenticata».
La libertà di espressione è stato il movente politico della morte di Kirk. È un valore che il mondo progressista ha portato avanti per decenni. Oggi è un vostro vessillo.
«La visione della libertà di espressione sulla sinistra è molto diversa dalla nostra. Noi la vediamo in senso molto ampio. Mentre nella sinistra spesso è ammessa solo se si sostengono le loro posizioni. Senza generalizzare, ovvio. Sinistra è un termine ampio. Hai gli estremisti che sono contro la libertà di espressione. Hai i socialisti che non ne sono molto favorevoli. Ma poi puoi trovare anche i comunisti, quelli della vecchia guardia, che difenderebbero la libertà di espressione a qualsiasi costo. Tra i trotskisti c’è chi è passato al campo conservatore proprio per la libertà di parola».
Il conservatorismo europeo vanta una posizione privilegiata nei rapporti con gli Stati Uniti di Trump. Le relazioni Ue-Usa sono tese come non è mai stato finora. Avete una soluzione per ricostruirle?
«Non credo ci sia nulla da ricostruire. La cooperazione resta salda. Trump però preferisce parlare agli Stati membri e meno con l’Ue. Bisogna quindi sfruttare il buona aggancio che la vostra presidente del consiglio ha con lui, per assicurarsi un linguaggio comune e raggiungere nuovi accordi».
Come possiamo rispondere a Putin?
«Con la Russia non possiamo permetterci di essere naif. A chi si illude di arrivare a un accordo con Putin, bisogna spiegare che lui gli accordi non vuole farli. Quello che sta succedendo lo dimostra».
Quello che sta succedendo sembra però dimostrare che l’Occidente sia in declino. È davvero così?
«No per nulla. I suoi valori sono ancora vivi. Per quanto il futuro non sia luminoso. Abbiano le forze culturali e le persone per dimostrare il contrario. Le diversità culturali dei nostri Paesi sono una ricchezza. Come le nuove generazioni con la loro voglia di inventare, creare cose nuove e così competere con l’Asia o gli Stati Uniti nel campo delle tecnologie informatiche. L’Europa deve abbandonare il suo modello di norme e regolamenti per svincolare proprio queste libertà e queste risorse».
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