Fu la prima donna, solo 18enne all’epoca, ad essere rapita dall’Anonima sequestri nel Nord Italia. La Procura di Milano ha riaperto le indagini sull’omicidio di Cristina Mazzotti ed ha chiesto il rinvio a giudizio di quattro imputati, tra cui il boss della ‘ndrangheta Giuseppe Morabito, 78 anni e residente nel Varesotto.
A scriverne è l’Ansa, che sottolinea come a seguiti dell’esposto presentato nel 2021 dall’avvocato Fabio Repici le nuove indagini sono state condotte dalla Squadra mobile e coordinate dal pm Stefano Civardi, che ha chiuso il fascicolo a novembre ed ha quindi chiesto il processo per quattro imputati. “Ho trovato il nome di Latella nell’indagine sull’omicidio del giudice Bruno Caccia – aveva detto il legale della famiglia di Caccia -. La posizione fu poi archiviata, ma scoprì il suo ruolo nel sequestro Mazzotti”.
Oltre a Morabito, ritenuto uno dei presunti “ideatori” del sequestro, sono imputati Demetrio Latella, Giuseppe Calabrò e Antonio Talia, pure loro considerati vicini alla ‘ndrangheta ed esecutori materiali del sequestro.
Per l’omicidio della 18enne Cristina Mazzotti furono già condannate 13 persone in passato. I quattro nuovi indagati, secondo la Procura milanese, in concorso con quei tredici “presero parte attiva e portarono a compimento la fase esecutiva del sequestro”, che avvenne la sera del primo luglio 1975 a Eupilio (Como), portata via nel giorno della sua festa per il diploma, e che finì con la morte della ragazza, segregata in una “buca” a Castelletto Ticino (Novara) e a cui vennero somministrate dosi massicce “di tranquillanti”.
I processi già terminati sulla vicenda, ricorda l’Ansa, avevano permesso di ricostruire come al padre della 18enne Cristina Mazzotti, importante industriale del settore dei cereali, furono chiesti 5 miliardi di lire di riscatto.
In un mese l’uomo riuscì a racimolare un miliardo e 50 milione di lire e pagò gli uomini che rapirono la figlia. Il primo settembre del 1975 una telefonata anonima indicò ai carabinieri di scavare in una discarica di Galliate (Novara) dove fu trovato il cadavere.
Secondo la Procura di Milano il boss Morabito avrebbe fornito anche un’auto che servì da ‘civetta’ per segnalare l’arrivo della Mini Minor con cui stava rincasando la giovane e per “fare da staffetta verso il luogo” della prigionia. La posizione di un quinto indagato, Antonio Romeo, è stata stralciata in vista di una richiesta di archiviazione.
