Un clamoroso colpo di scena arriva dal processo ancor in corso per l’omicidio e il successivo occultamento di cadavere di Cristoforo Oliva, il 19enne scomparso nel nulla il 17 novembre 2009 da Napoli.

La quinta sezione penale della Corte di Cassazione ha infatti annullato la condanna a 21 anni di reclusione inflitta ai danni di Fabio Furlan il 28 febbraio 2020 dalla Corte di Assise di Appello di Napoli per la morte di Cristofer, come da tutti era conosciuto il ragazzo, il cui corpo non è mai stato ritrovato.

Accolto così il ricorso presentato dagli avvocati di Furlan, Dario Vannetiello del Foro di Napoli e Luigi Petrillo del Foro di Avellino, con la Suprema Corte che ha anche rinviato il giudizio davanti ad un’altra sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli.

Quello di oggi è il secondo annullamento di una sentenza di condanna in appello nei confronti di Furlan: il 24 giugno 2016 la prima sezione della Cassazione ha infatti annullato la condanna a 23 anni e 6 mesi inflitta dalla Corte di Assise di Appello l’11 maggio 2015, che seguiva una condanna in primo grado a 30 anni di reclusione, disponendo un nuovo giudizio. Si dovrà ora procedere a un terzo giudizio di appello.

Secondo l’accusa l’omicidio di Oliva, appartenente ad una famiglia della cosiddetta ‘Napoli bene’ così come Furlan, sarebbe maturato nell’ambito di una ‘vendetta’ legata al piccolo spaccio di droga.

Tesi questa sempre negata dalla difesa di Furlan, che sostiene invece come non si potesse escludere invece un allontanamento volontario del giovane. “Andrà nuovamente verificata – spiegano i due legali di Furlan – la validità dell’ipotesi accusatoria fondata sulle dichiarazioni degli amici della vittima, sugli agganci alle celle telefoniche dei telefoni in uso alla vittima e al ritenuto carnefice, indizi che sarebbero rafforzati da un alibi dell’imputato ritenuto falso. Sullo sfondo una pluralità di moventi che pare non emergano con la dovuta chiarezza: gelosia per una ragazza contesa ed interessi divergenti in una attività di traffico di stupefacenti. Di estremo interesse sarà apprendere le ragioni che hanno portato la Cassazione alla sorprendente nuova bocciatura della condanna“.

Nel frattempo Furlan, “nonostante la giuridica esistenza della pesantissima condanna inflitta dai giudici di primo grado, continua a vivere all’estero in libertà essendo, grazie alla regressione del processo, da tempo stato scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare”.

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