“Vorrei dire che mi dispiace per quanto accaduto, per aver assassinato Marta con la quale avevo un buon rapporto. Non è stata colpa mia, ma dei miei familiari che non mi aiutavano”. Così Domenico Livrieri, accusato dell’omicidio della vicina di casa 60enne Marta di Nardo, ha ammesso di avere ammazzato la donna, dopo che il cadavere è stato trovato tagliato in due venerdì sera nella sua abitazione in via Pietro Da Cortona a Milano.
Le ragioni dell’omicidio, stando a quanto riferito da lui stesso, sarebbero state di natura economica. Nello specifico, Livrieri ha spiegato che l’obiettivo era quello di rubarle il bancomat, tanto che “con una delle sue carte – scrive il gip Alessandra di Fazio nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere – aveva prelevato al bancomat dopo la morte della donna circa 170 euro (non prima di avere rinvenuto i codici di accesso presso l’abitazione della vittima)”.
“Preso dal panico ho nascosto il corpo sopra nella botola in cucina – ha raccontato l’uomo – dopo averla tagliata con un coltello da cucina lungo 50 cm. Non ho raccontato a nessuno di quello che è successo. Non so perché i giorni successivi mi recavo a casa sua, dove mangiavo”.
Per il gip sussistono gravi indizi di colpevolezza – l’uomo ha ammesso di aver commesso l’omicidio a metà mattina del 4 ottobre colpendo Di Nardo con una coltellata alla gola – e le esigenze cautelari in relazione al pericolo di reiterazione del reato e di fuga dato che Livrieri avrebbe ‘verosimilmente’ tentato il 16 ottobre di lasciare l’Italia facendosi portare in taxi a Malpensa. Tentativo non riuscito – si legge nell’ordinanza di 10 pagine che accoglie le richieste del pubblico ministero Leonardo Lesti – per assenza di mezzi economici.
Il cadavere di Marta Di Nardo sotto il letto per una settimana – Secondo quanto scrive il gip nell’ordinanza – avrebbe nascosto il cadavere della vicina “sotto il letto per circa una settimana, preoccupandosi prima di ripulire tutto” e solo in seguito avrebbe deciso di “tagliarla a metà con lo stesso coltello utilizzato per ucciderla. E dopo aver avvolto ciascun pezzo all’interno di due coperte” avrebbe nascosto tutto nella botola-soppalco sopra la cucina di casa “sperando di non essere scoperto”.
La visita della sorella del killer: “Come mai questo pessimo odore?” – Il 46enne ha anche raccontato che la sorella gli avrebbe fatto “visita” in casa durante i 16 giorni di scomparsa della donna e chiesto come mai ci fosse nell’appartamento un “pessimo odore”. Lui si sarebbe giustificato dicendo che “si trattava di carne andata a male”. Infine si è detto “dispiaciuto” per l’omicidio della vicina di casa con la quale “avevo un buon rapporto” e “sollevato che finalmente lo avessero portato in carcere”.
