Ospedali in affanno, ma il tallone d’Achille sono i medici di base: “Il sistema non è efficiente”

Foto Claudio Furlan - LaPresse 25 Marzo 2020 Bergamo (Italia) News Coronavirus, in turno con le Unità Speciali che curano i malati più gravi a domicilio. A Bergamo sei unità speciali di continuità assistenziale visitano i malati o sospetti Covid19 che non hanno trovato posto negli ospedali cittadini ormai saturi da giorni. Photo Claudio Furlan/Lapresse 25 March 2020 Bergamo (Italy) Coronavirus, in turn with the Special Units that treat the most seriously ill patients at home. In Bergamo, six special continuity care units visit Covid19 patients or suspects who have not found a place in city hospitals that have been saturated for days.

Altro che terapie intensive e contact tracing. “Il problema davvero urgente è la media intensità, i pazienti con sintomi importanti ma non gravi. Non abbiamo un sistema di medici di base efficiente come quello tedesco che si prende cura di questi soggetti”, lo ha detto in un’intervista al Corriere della Sera Carlo La Vecchia, ordinario di Epidemiologia all’Università degli Studi di Milano. “Occorrono, come ha ricordato il professor Remuzzi, ospedali periferici con 2-300 posti letto, destinati a questi ricoveri. Questo aiuterebbe enormemente le terapie intensive”.

Al momento è quindi questa, organizzare strutture de-centrate per i pazienti, la criticità del sistema sanitario. Sulle tin, spiega La Vecchia, il sistema sanitario è ancora in vantaggio sul virus: “Ci sono 5.400 posti pronti e altri 3.000 approntabili. L’affermazione ‘i letti sono già pieni’ significa che sono occupati i posti creati solo ed esclusivamente per pazienti Covid. La differenza salta all’occhio: ad aprile avevamo 4.000 terapie intensive impegnate”. Sul contact tracing, continua, “ormai ci sono troppi casi per poterlo ritenere uno strumento utile”.

Che fare allora? “Si devono aprire ancora centinaia di Usca (Unità speciali di continuità assistenziale). I decessi avvengono per insufficienza respiratoria: valutare la malattia nella prima fase è fondamentale per gestirla al meglio e non mandare in tilt gli ospedali”. Sono invece “ben normati” i luoghi di lavoro e i trasporti, spesso al centro delle polemiche, per La Vecchia.

L’evoluzione della malattia, spiega l’epidemiologo, è rispetto a marzo seria e complessa ma meno grave. Per via dei numerosi positivi ma anche dei dati di terapie intensive e decessi. A preoccupare è sicuramente il probabile aumento della carica virale: “Ci sono soggetti che diffondono il virus molto più facilmente di altri, tenendo però presente che anche la ‘predisposizione’ ad essere contagiati cambia. Misurare la carica virale su vasta scala richiede ancora tecnologie sofisticate e costose. In più la moltiplicazione delle molecole Rna del virus varia da soggetto a soggetto; ad esempio ci sono asintomatici con carica virale altissima. È quindi difficile, su base scientifica, correlare l’alta carica virale al numero dei ricoveri”.