I dettagli dell'accordo
Pace a Gaza, esercito Israele controllerà metà Striscia. Trump in arrivo domenica, ostaggi a casa lunedì. Marwan Barghouti resta in cella
L’esercito israeliano manterrà il controllo del 53% della Striscia di Gaza dopo la prima fase del piano di pace targato Donald Trump, che sarà a Gerusalemme entro domenica 12 ottobre per annunciare la fine della guerra e il ritorno a casa degli ostaggi, la cui operazione è stata nominata “Ritorno ai confini’ (in ebraico ‘Shavim LeGvulam’).
Ad annunciarlo è lo stesso governo guidato da Netanyahu. Dunque dopo l’iniziale cessate il fuoco, che entrerà in funzione entro 24 ore dalla riunione dell’esecutivo israeliano, dopo il ritorno a casa dopo due anni di 20 ostaggi vivi e il rilascio dei corpi di altri 28 ostaggi deceduti negli ultimi mesi, previsto lunedì, e dopo la liberazione di oltre 1900 detenuti palestinesi, Tel Aviv manterrà la sua presenza su oltre la metà della Striscia.
“Tutti gli ostaggi, vivi e deceduti, potrebbero essere rilasciati contemporaneamente se le condizioni lo consentissero” riferisce ad al Jazeera il portavoce di Hamas, Hazem Qassem, senza specificare quali potrebbero essere tali condizioni, aggiungendo che il Movimento islamico ha informato i mediatori delle difficoltà legate alla consegna dei corpi degli ostaggi, citando le vaste distruzioni avvenute a Gaza. Dal canto suo Israele ha fatto sapere che se Hamas non dovesse riuscire a recuperare i corpi degli ostaggi morti, entrerà in campo una forza multinazionale istituita dal Coordinatore per i prigionieri che opererà nella Striscia di Gaza, per recuperare le salme i cui luoghi di sepoltura sono noti all’Idf. Si tratta di una forza composta da Qatar, Egitto, Stati Uniti e Israele che opererà all’interno della Striscia; Israele fornirà equipaggiamenti di ingegneria pesante per portare a termine le operazioni.
Ostaggi che verranno rilasciati lunedì, con “l’attuazione che sarà preceduta da una dichiarazione” del presidente americano, Donald Trump, “che la guerra è finita”, ha precisato Hamas attraverso un suo esponente. L’intesa raggiunta nella pace firmata nelle scorse ore in Egitto è la seguente: i 20 ostaggi vivi saranno scambiati con quasi 2mila detenuti palestinesi: 250 che stanno scontando l’ergastolo e altri 1.700 detenuti dall’inizio della guerra.
Dall’entrata in funzione del cessate il fuoco (che dovrebbe scattare al massimo entro la tarda mattinata di venerdì 10 ottobre), almeno 400 camion di aiuti umanitari entreranno nella Striscia di Gaza per i primi cinque giorni. Il numero dovrebbe poi aumentare nei giorni successivi. L’accordo prevede anche “il ritorno immediato degli sfollati dalla Striscia di Gaza meridionale a Gaza City e nel nord” ha chiarito un funzionario americano probabilmente dimenticando che l’Idf continuerà ad occupare più del 50% dell’Enclave.
La Presidenza di Israele ha fatto sapere che “alla luce della liberazione degli ostaggi e dell’arrivo del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump in Israele, e delle chiusure previste a Gerusalemme, la celebrazione della ‘Sukkà aperta’ (la festa ebraica delle capanne) prevista per la prossima domenica viene annullata”.
Tra i circa duemila palestinesi che Israele libererà non figura il nome di Marwan Barghouti (nella foto in alto a destra), uno dei leader principali. Così come non figurano quelli arrestati per il pogrom del 7 ottobre. Israele ha anche annunciato di non consegnere il corpo del leader dei terroristi Yahya Sinwar, ritenuto mente dell’attacco del 7 ottobre del 2023, né quello di suo fratello Mohammed Sinwar.
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