“Non c’è linea“, “Se paghi con la carta ti aggiungo la percentuale per la commissione”, “Non accettiamo pagamenti in Pos” e così via. Dal 30 giugno niente scuse, ricatti e violazioni della legge (in vigore già dal 2014) per esercenti e professionisti che impediranno ai clienti di pagare con il terminale di pagamento, il dispositivo elettronico che consente di effettuare pagamenti mediante moneta elettronica, ovvero tramite carte di credito, di debito o prepagate. Saranno interessati numerose figure professionali: artigiani come falegnami, fabbri e idraulici; ristoratori e baristi; negozianti e ambulanti; professionisti come notai, avvocati, ingegneri, geometri, commercialisti, medici, consulenti del lavoro, dentisti e così via.
Per ogni transazione via Pos rifiutata (di qualsiasi importo) la sanzione è pari a 30 euro, più il 4% del valore della transazione stessa (per esempio, per un pagamento di 100 euro, la multa sarà di 30 euro più 4 di parte variabile) e non sarà consentito il pagamento ridotto previsto quando si salda nel giro di due mesi dalla contestazione o dalla notifica. L’obbligo – e le sanzioni – in vigore dal 30 giugno riguarda chi nel 2021 ha conseguito ricavi o compensi superiori a 25mila euro e, dal primo gennaio 2024, anche gli altri.
Ma chi dovrà accertare le violazioni? Ufficiali e agenti di polizia giudiziaria oltre agli “organi addetti al controllo sull’osservazione delle disposizioni”. In sostanza partirà tutto dalle segnalazioni dei clienti che, in caso di rifiuto del pagamento con il Pos, dovrebbero allertare le forze dell’ordine e aspettare il loro arrivo.
La misura è stata anticipata dal 1 gennaio 2023 al 30 giugno 2022 con il decreto legge 36 del 30 aprile 2022 recante ‘Ulteriori misure urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza PNRR’, dopo essere stato di volta in volta rinviato sin dal 2012, ai tempi del governo Monti. Con il decreto era stato introdotto in Italia l’obbligo per negozianti e professionisti di accettare i pagamenti con Pos, misura poi confermata ed estesa a partire dal 1 luglio 2020 dal decreto Fiscale ma, come fa notare il Codacons, non erano state introdotte sanzioni portando a “una situazione paradossale in cui ancora oggi numerosi negozianti in tutta Italia, pur possedendo il Pos, impediscono ai clienti di pagare con moneta elettronica, consapevoli che non andranno incontro ad alcuna multa“.
Adesso la musica cambia, almeno si spera, e commercianti, ristoratori e professionisti saranno tenuti ad accettare il pagamento elettronico. Le uniche eccezioni, non al momento specificate del tutto, dove la sanzione non si applica “riguardano i casi di oggettiva impossibilità tecnica” a ricevere pagamenti con carta via Pos. Effettivi problemi di connettività temporanea o malfunzionamenti tecnici dell’apparecchio? Uno dei dubbi da chiarire perché – accusa il Codacons – potrebbe costituire una scappatoia per i furbetti.
Un’altra scappatoia – incalza il Carlo Rienzi, presidente Codacons – potrebbe essere relativa alle restrizioni di gestori e professionisti: “Per essere in regola con la nuova norma, esercenti e professionisti potrebbero limitarsi ad accettare anche un unico circuito e una sola tipologia di carta di debito (per esempio il bancomat) e una sola di credito, restringendo così il diritto degli utenti a pagare con Pos”.
“La norma, poi, rischia di essere difficilmente praticabile, dal momento che un numero elevato di segnalazioni contro i commercianti disubbidienti potrebbe mettere in crisi le autorità preposte ad eseguire controlli ed elevare sanzioni. Senza contare che una multa da 30 euro per chi non si adegua alle disposizioni sul Pos rischia di determinare una situazione paradossale per cui il procedimento sanzionatorio nei confronti dell’esercente scorretto avrebbe un costo superiore al valore della sanzione, con un evidente danno le casse erariali” conclude il Codacons.
Per Assoutenti invece “va sottolineato che i costi legati al Pos a carico dei commercianti restano tuttora elevati: è necessario azzerare del tutto le commissioni interbancarie e gli altri balzelli richiesti agli esercenti, perché i pagamenti elettronici non possono arricchire le casse delle banche e delle società che emettono le carte di credito e pesare sulla categoria degli esercenti”.
