Il blitz di Giorgia Meloni ha spiazzato le opposizioni. Vogliamo riconoscere lo Stato di Palestina? Bene, ma a due condizioni: Hamas rilasci immediatamente gli ostaggi israeliani e sia esclusa dal futuro di Gaza. Un’astuta mossa politica che coglie di sorpresa e mette al muro il centrosinistra. Il campo largo come potrà dire «no» alla proposta che prevede di tagliare i tentacoli dei terroristi dalla Striscia? Si rischia un autogol clamoroso. E infatti nel Partito democratico sono iniziate le prime riflessioni interne sulla contromossa. Il terreno è scivoloso, ed Elly Schlein lo sa benissimo: rigettare il testo anti-Hamas alimenterebbe le ambiguità e spianerebbe la strada alle ragioni della maggioranza.
Mentre ai piani alti del Nazareno studiano la reazione per uscire dall’angolo, Filippo Sensi esce allo scoperto e non nasconde un cauto ottimismo. Il senatore dem, contattato dal Riformista, sottolinea che «la mutata posizione del governo italiano sul riconoscimento della Palestina va colto come il risultato anche degli sforzi politici e parlamentari profusi dal Partito democratico e dalle opposizioni in tutti questi mesi». Ovviamente vuole prima leggere il documento che presenterà il centrodestra, «per esprimere un giudizio di merito che non può prescindere da una evoluzione nella posizione del governo che dobbiamo rivendicare, se seria, se fondata, se autentica». Ma Sensi non si nasconde dietro la pregiudiziale opposizione barricadera, e riconosce: «Il fatto che Meloni aderisca al lodo Macron è un passo avanti sul quale dobbiamo incalzare ulteriormente il governo».
Chi invece senza dubbi annuncia il sostegno alla mozione è Luigi Marattin: «Se sarà fedele all’annuncio di Meloni, la voteremo convintamente». «Avevamo detto che il riconoscimento dello Stato di Palestina sarebbe potuto arrivare solo dopo una serie di altre condizioni (“la giusta sequenza di eventi”), tra cui il rilascio degli ostaggi e l’uscita di scena di Hamas (come chiesto anche dai Paesi arabi). Poi la premier Meloni ha annunciato la presentazione di una mozione in Parlamento che contiene esattamente la stessa posizione», rivendica il deputato e segretario del Partito Liberaldemocratico. Che ha presentato un’interrogazione rivolta alla ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, per sapere cosa intende fare per individuare i responsabili del «gruppo di squadristi» che sono entrati nell’aula dell’Università di Pisa e hanno aggredito il professor Casella. La ministra ha sottolineato che interrompere un pubblico servizio, impedire lo svolgimento delle lezioni e scagliarsi contro un docente «non sono atti di manifestazione di un pensiero democratico, atti di dissenso legittimo, ma sono reati e come tali vanno trattati».
La mozione della maggioranza verrà certamente respinta dall’ala più radicale del centrosinistra. A partire da Giuseppe Conte: «Meloni pensa di poter prendere in giro anche l’intera comunità internazionale». «Il riconoscimento o c’è o non c’è. Fare il gioco delle tre carte di fronte al genocidio di Gaza è francamente nauseabondo», tuona Nicola Fratoianni. Debellare Hamas è la condizione principale per costruire lo Stato di Palestina, eppure viene giudicata come se fosse retorica per gettare fumo negli occhi. Sorprende che anche Carlo Calenda (Azione) si allinei alle tesi di 5 Stelle e Avs: «Siamo davanti ad un modo furbo di dire “no” al riconoscimento della Palestina». Riccardo Magi, segretario di +Europa, parla di «gioco di prestigio» che «prova a far passare le opposizioni come pro-Hamas». E infatti, per spazzare via ogni insinuazione, basterà votare «sì» alla mozione che dà una spallata ai terroristi di Gaza. Chi ci sta?
