«È un fatto – ci dice Gabriele Molinari, responsabile Professionisti di Azione – che durante il lockdown alcune categorie siano state garantite per il 100% del proprio tenore reddituale (pensiamo al pubblico impiego), altre per l’80% (i dipendenti del settore privato), mentre lavoratori autonomi e professionisti hanno ricevuto livelli di sostegno nulli o pressoché irrisori. Non solo. «Complice una selva di regole astruse e bizantine, a molti “autonomi” è stata preclusa nei fatti, in queste settimane, la possibilità di autosostenersi con il proprio lavoro, anche quando questo non avrebbe più costituito fonte di criticità o pericolo», aggiunge Molinari.
E anche il sistema giustizia ha fatto acqua. «La giustizia durante il Covid è stata gestita senza alcuna programmazione, con l’effetto che oltre al blocco delle udienze si è fermato tutto, sentenze incluse. Una situazione assurda su cui è mancata una presa d’atto e una conseguente azione del governo». Nel concreto, conclude la nota di Azione, «questo ha portato a un clima di totale confusione, con spiacevoli episodi di tensione tra cancellerie e rappresentanze forensi. C’è persino chi ha ritenuto di dire che gli avvocati vogliono tornare in udienza “in quanto fonte di guadagno”, evidentemente dimenticando che la giustizia è un servizio pubblico, e che dietro a un processo che si interrompe c’è un diritto che non viene riconosciuto».
