Patto tra Craxi e Occhetto per un partito di sinistra unico, perché saltò

È un processo nuovo, aperto, ma aperto a molteplici esiti, in cui non sarà secondario l'atteggiamento soggettivo delle forze di sinistra. Quindi, per quanto mi riguarda, io alla domanda rispondo che mi sento ancor più vincolato all'impegno che mi sono assunto in campagna elettorale, cioè quello di lavorare prima di tutto per la ricostituzione della sinistra italiana... Giudico interessante, se sarà formulata la proposta, che le forze che si richiamano all'Internazionale socialista si incontrino. L'ho detto a Martelli e lo ribadisco qui... sono interessato a discutere, diradando innanzitutto l'equivoco che il riavvicinamento a sinistra — come segnala Bobbio -assuma il senso di un invito a noi ad entrare nella coalizione per rafforzarla nel momento della sua sconfitta elettorale». «Anche con la Dc?», gli chiede l'intervistatore, Alberto Leiss. La risposta di Occhetto, prima concede alla propaganda. Poi si rende conto che il rapporto con la Dc non è una invenzione strumentale ma un problema reale imposto, per di più, dai numeri: «Le ripeto — precisa allora - a me interessa iniziare il discorso a sinistra, sulla sinistra e non sulla Dc. Con l'obiettivo di arrivare anche ad un atteggiamento comune rispetto al problema del governo. Se la sinistra saprà ritrovarsi, il resto sarà meno difficile». Con queste ultime parole, non dico che il "problema governo" che incorporava il "problema Dc" fosse del tutto risolto; ma era rimosso l'ostacolo che impediva di mettersi in cammino. I partiti che si richiamavano all'Internazionale socialista potevano incontrarsi e discutere proficuamente. Alla riunione della Direzione socialista di mercoledì 15 aprile si arriva — così — in un clima carico di molte attese, anche se frammiste a non poche diffidenze. La relazione di Craxi fu resa pubblica in tarda mattinata. Quando uscì da Botteghe Oscure per l'intervallo del pranzo, Occhetto ne prese una copia e disse a me che avevo la mia: «Leggi e comincia a buttar giù una bozza di risposta»; cosa che feci durante la sua assenza. La memoria non mi consente di dire se fra i "più stretti collaboratori" con cui Occhetto parlò al telefono ci sia stato anche io, cosa peraltro probabile visto che dovevo "buttar giù una bozza" di commento alla relazione di Craxi. Comunque sono certo che se contatti telefonici ci sono stati, almeno con me Occhetto non aveva lasciato trasparire la ripulsa riassunta nella parola "desolante": ne sono certo perché ricordo nel modo più vivo lo scoramento che mi prese quando la lessi sulle agenzie che precedettero l'arrivo di Occhetto in ufficio. Quando arrivò non feci nulla per nascondere il mio stato d'animo e quel che pensavo; aggiunsi che la "bozza" che avevo preparato potevamo pure buttarla.