Perché il direttore della Bild è stato licenziato: lo scandalo sulle relazioni con le stagiste promosse

Un polverone colpisce la Bild, il più noto e venduto tabloid tedesco, e la multinazionale editoriale teutonica Axel Springer, proprietaria del giornale e di altri media come Die Welt e Politico, recentemente acquistato.

Lunedì la proprietà del gruppo editoriale ha infatti annunciato la rimozione dal suo incarico del direttore del tabloid, Julian Reichelt. Quest’ultimo paga infatti la grande risonanza internazionale avuta da una inchiesta del New York Times su presunti comportamenti inappropriati con personale sottoposto e menzogne.

Reichelt, 41 anni, era già stato sospeso in precedenza per 12 giorni e poi tornato normalmente al proprio posto nell’ambito di una indagine interna sulle sue condotte da direttore.

Il gruppo Axel Springer ha dichiarato di aver ottenuto nuove informazioni sull’attuale condotta di Reichelt “a seguito di notizie dei media”, che hanno rivelato come non abbia “separato chiaramente le questioni personali e private” anche dopo che nell’indagine interna gli era stato richiesto.

Il riferimento è all’inchiesta pubblicata domenica sul New York Times da Ben Smith, ex direttore del sito di notizie virali BuzzFeed. Nell’articolo Smith, che si occupa per il Nyt del settore media, racconta di una stagista di Bild che tra il 2016 e il 2017, anno in cui Reichelt venne nominato direttore, avrebbe avuto una relazione con quest’ultimo.

Smith pubblica infatti la trascrizione di una testimonianza rilasciata dalla stagista nell’ambito dell’indagine interna dell’editore sulle condotte di Reichelt. Nel suo racconto la stagista dice che nel novembre del 2016 Reichelt le disse: “Se scoprono che ho una relazione con una stagista perdo il posto“. Dopo la nomina a direttore la stagista venne quindi promossa: “È così che va a Bild. Quelle che vanno a letto con il capo si prendono i lavori migliori“, ha spiegato la donna a chi sta stava portando l’indagine interna.

La Axel Springer ha quindi deciso di rimuovere Reichelt e di nominare al suo posto il 37enne Johannes Boie come nuovo presidente del board editoriale.

Nell’inchiesta del New York Times non ci sono sconti neanche per la Axel Springer, accusata di essere stata poco trasparente, sapendo delle condotte di Reichelt da tempo pur non prendendo seri provvedimenti.

Non solo. L’amministratore delegato di Axel Springer, Mathias Döpfner, avrebbe difeso il direttore in alcuni messaggi a un amico, in particoalare per gli articoli critici del tabloid contro le restrizioni anti-Covid in Germania. Reichelt era definito “l’ultimo e unico giornalista in Germania che si sta ancora ribellando coraggiosamente al nuovo stato autoritario della DDR“, paragonando di fatto le decisione presa da Angela Merkel contro la pandemia al regime comunista nella Germania dell’Est.